Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

L'America piegata dal coronavirus. Ma Trump non chiude New York

Nel mondo il coronavirus è arrivato a varcare la soglia dei 650mila casi e 30mila morti

Silvia Sfregola
  • a
  • a
  • a

Nel mondo il coronavirus è arrivato a varcare la soglia dei 650mila casi e 30mila morti. Solo negli Stati Uniti i contagi sono oltre 115mila, 1900 i morti. L'area più colpita resta lo Stato di New York, con più di 52mila persone risultate positive e 700 che non ce l'hanno fatta. Se il tasso di crescita della diffusione nell'area metropolitana della Grande mela continuasse, diventerebbe un focolaio più grave di quelli di Wuhan, città cinese da cui è partita l'epidemia, o della Lombardia, ha lanciato l'allarme il New York Times. Donald Trump sta pensando a una possibile quarantena "a breve termine, di due settimane" per "New York, probabilmente il New Jersey e alcune parti del Connecticut", ha annunciato lui stesso, sottolineando che preferirebbe non farlo, "ma potremmo averne bisogno". Un piano che non ha però discusso con il governatore di New York. "Non ho parlato con lui di nessuna quarantena", ha messo in chiaro piccato Andrew Cuomo, "non so nemmeno cosa significhi". Il governatore democratico ha annunciato che le primarie presidenziali saranno spostate dal 28 aprile al 23 giugno. "Non penso sia saggio portare molte persone in uno stesso posto per votare", ha rimarcato, "la salute pubblica è la nostra priorità numero uno e terremo questo vitale processo democratico in una data più sicura". Entro lunedì, intanto, sarà in città la nave ospedale con 1.000 posti, anche se, secondo Cuomo, ci sarà bisogno di circa 140mila letti al culmine della pandemia. Negli Usa ormai 15 Stati hanno visto approvata dalla Casa Bianca la dichiarazione di calamità, e Trump ha anche autorizzato il segretario alla Difesa Mark Esper a richiamare i riservisti, che si aggiungeranno alla Guardia nazionale. Mentre la Russia, dove i contagi sarebbero oltre 1200 e i morti 4, ha annunciato la chiusura delle frontiere a partire da lunedì per contenere l'epidemia, la Cina tenta di tornare alla normalità. I nuovi casi in un giorno sono stati 54, tutti importati, secondo la Commissione sanitaria nazionale. Wuhan, capoluogo della provincia dell'Hubei ed epicentro dell'epidemia, dopo più di due mesi di sospensione dei trasporti ha riavviato il servizio per i treni in arrivo nelle sue 17 stazioni ferroviarie, mentre il servizio di partenza non sarà attivo fino all'8 aprile, quando il blocco della città sarà revocato. I voli passeggeri interni nei principali aeroporti dell'Hubei, a eccezione dello scalo internazionale di Wuhan Tianhe, ricominceranno domenica, mentre i voli internazionali e i voli da e per Pechino, Hong Kong, Macao e Taiwan sono ancora sospesi. Sono inoltre stati rimossi tutti i 1.450 posti di blocco autostradali nella provincia. Segnali positivi anche in Corea del Sud, che ha riportato 146 nuovi casi e cinque decessi, ma anche 4.811 persone dimesse, registrando per la prima volta un numero di guariti superiore a quello delle persone rimaste in cura.

Dai blog