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Caos Brexit: l'accordo della May bocciato per la terza volta

Decade la proroga del divorzio con l'Ue al 22 maggio. Londra dovrà decidere sul no deal entro il 12 aprile

Davide Di Santo
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Sul futuro della Brexit è scesa definitivamente la nebbia. Naturale stando a Londra, un po' meno considerando che il Parlamento più antico del mondo si è andato a cacciare in una strada senza uscite apparenti. Il piano di Theresa May è stato ancora una volta bocciato. Per la terza volta consecutiva, infatti, Westminster si è espresso contro il piano per la Brexit concordato con l'Unione europea. L'esito del voto è stato catastrofico per il governo: 344 no contro 286 sì. Per passare l'accordo di divorzio doveva ottenere almeno 318 voti. «Questa è l'ultima opportunità - aveva la premier prima prima del voto -. Votando per l'accordo possiamo mandare un messaggio al popolo e alla Ue: la Gran Bretagna tiene fede alle sue parole». La premier ha difeso fino alla fine l'intesa negoziata con Bruxelles: «Chiunque voglia uscire dall'Ue in maniera ordinata deve votare questo accordo, altrimenti c'è il rischio che il percorso di Brexit vada distrutto», ha aggiunto tra le contestazioni dell'opposizione. «Oggi avrebbe dovuto essere il giorno della Brexit - ha continuato - ed è per me un grande dispiacere che non sia stato così». May aveva offerto le dimissioni in cambio del disco verde all'accordo. Nonostante la bocciatura la proposta non è cambiata: «sono pronta a lasciare l'incarico in anticipo per assicurare il giusto risultato per il Regno Unito». A questo punto che cosa succede? Difficile capire. Il Parlamento ha detto no a tutto: sia all'accordo per le Brexit sia al no deal, vale a dire l'uscita dalla Ue senza nessun accordo. L'ipotesi di un secondo referendum, al momento, appare lontana. E allora? «Ormai è quasi certo che ora la Gran Bretagna dovrà partecipare alle elezioni europee», ha annunciato la May. «Dovremo concordare un'alternativa per andare avanti», ha aggiunto, ricordando che per una proroga c'è bisogno di un chiaro obiettivo e della disponibilità degli altri 27 Stati della Ue. Desta «profondo dispiacere» che il Parlamento abbia respinto ancora una volta l'accordo e le implicazioni adesso sono «serie». La May ha definito «grave» la decisione dei deputati, annunciando la richiesta di un rinvio prolungato alla Ue e la partecipazione britannica alle elezioni europee. Si tratterà naturalmente di vedere se Bruxelles accetterà la richiesta tenendo conto che ormai i margini di trattativa sono esauriti. La Commissione ha fatto sapere, a più riprese, che l'accordo siglato a dicembre è l'unico possibile e quindi il tavolo non verrà riaperto. Quale sarebbe allora lo scopo di un nuovo rinvio? La premier ha rinfacciato alla Camera che gli ha votato contro di non avere un piano B, avendo detto no al suo accordo, ma anche a un no deal, a una no Brexit e a un referendum bis. E ha insistito che il governo continuerà ad agire affinchè «la Brexit sia attuata». Dure le reazioni. Il primo a esprimersi è stato il leader laburista all'opposizione, Jeremy Corbyn, che ha esortato la premier a cambiare l'accordo o ad andarsene indicendo subito le elezioni. L'accordo va rivisto, «se May non può accettarlo deve andarsene e consentire al Paese di decidere il suo futuro attraverso elezioni generali», ha detto Corbyn a Westminster. Mentre i parlamentari discutevano a Westminster in piazza si radunavano i manifestanti. Sia sostenitori della Brexit sia i tifosi dell'Unione europea. Non si registrano incidenti, ma alcuni euroscettici simpatizzanti di Nigel Farage hanno invaso la strada fra slogan e Union Jack al vento. I brexiteer hanno urlato ritmicamente frasi come «Brexit ora», «Bye Bye Eu», ma anche parole come «vergogna» all'indirizzo del Parlamento. Sul fronte avverso, sventolavano le bandiere dell'Ue assieme a quelle britanniche e slogan contro la Brexit e in favore d'un nuovo »Peoplès Vote«, ossia di un referendum bis. Intanto, il presidente del Consiglio Ue, Donald Tusk, ha convocato il consiglio in seduta straordinaria per il prossimo 10 aprile. 

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