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Stop allo shutdown, c'è l'accordo. Trump esulta

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Il presidente Usa Donald Trump

Silvia Sfregola
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Democratici e repubblicani al Senato americano hanno raggiunto un accordo per finanziare le attività del governo federale sino all'8 febbraio, mettendo fine allo shutdown parziale scattato quasi tre giorni prima e che ha tenuto lontani dal lavoro centinaia di migliaia di dipendenti federali. Il presidente Donald Trump ha salutato l'accordo come una grande vittoria. Vincolo per l'ok dei democratici, che per questo non avevano votato il testo precedente, è che sia trovata un'intesa per la protezione dei dreamer, i 700mila immigrati entrati illegalmente da bambini negli Usa e sinora protetti da un programma dell'era Obama, ma smantellato da Trump. In attesa di ricevere sulla sua scrivania il testo per la firma, il presidente ha detto in proposito di questi negoziati: "Faremo un accordo di lungo termine sull'immigrazione se e solo se sarà un bene per il nostro Paese". Il provvedimento è avanzato al Senato tramite voto procedurale, iter che necessita di un ulteriore ok finale, per poi dover passare di nuovo alla Camera e infine sulla scrivania di Trump per la firma e l'entrata in vigore. La portavoce della Casa Bianca, Sarah Sanders, ha previsto che la firma potesse arrivare nel pomeriggio americano di oggi (la note di lunedì in Italia), e che gli uffici governativi potessero quindi essere pienamente operativi martedì mattina. "Sono contento che i democratici" siano "tornati in sé e ora vogliano finanziare il nostro grande esercito, le guardie di confine, i soccorritori d'emergenza e l'assicurazione per i bambini vulnerabili", ha affermato Trump, citato dalla portavoce. La prima conseguenza dell'accordo è stato l'annuncio che il repubblicano andrà, come era stato previsto, al World Economic Forum di Davos. Vi è atteso assieme a una nutrita delegazione, guidata dal segretario al Tesoro, Steve Mnuchin. Trump è il primo presidente americano a prendere parte al forum dal 2000, quando vi andò Bill Clinton, e dovrebbe intervenire venerdì per ribadire la sua linea 'America First' (l'America per prima). Con relative proteste in Svizzera contro la sua presenza. Intanto, nella confusione scatenata negli Usa dallo shutdown, con vari servizi governativi chiusi, si è fatta notare la gestione adottata a Statua della Libertà. Chiusa ai turisti sabato mattina, oggi (lunedì) il simbolo di New York ha invece riaperto alle visite dei turisti: lo Stato di New York ha infatti deciso di pagare di tasca propria i dipendenti federali necessari per tenere aperto il monumento, emblematico dell'America aperta agli immigrati. Il governatore, Andrew Cuomo, domenica aveva detto che la grande statua "va oltre" la propria importanza economica, "è il simbolo di New York e dei nostri valori, il suo messaggio non è mai stato importante come oggi".

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