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Usa, i repubblicani fanno scattare lo "shutdown". Trump: perdenti ostruzionisti

Entra il vigore il blocco dell'attività amministrativa federale

Davide Di Santo
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A un anno esatto dal giorno del giuramento di Donald Trump, negli Stati Uniti entra in vigore lo "shutdown", ovvero il blocco dell'attività amministrativa federale, a partire dai servizi meno essenziali, per mancanza di fondi. La temuta procedura è scattata in seguito al voto negativo del Senato al provvedimento per finanziare il bilancio del governo. Lo scontro sui Dreamers I repubblicani, maggioritari con 51 seggi, non sono riusciti a convincere i democratici per ottenere il minimo dei 60 voti necessari a superare l'ostacolo, malgrado le frenetiche trattative in aula e l'intervento del presidente americano. Dalla mezzanotte ora locale (le 6 in Italia) il Paese vive così il suo primo "fermo" da ottobre 2013, che è durato 16 giorni. Impossibile sapere per quanto tempo durerà questa nuova chiusura e i negoziati tra le due parti dovranno riprendere molto rapidamente.  La Casa Bianca ha accusato i democratici di prendere in "ostaggio" gli americani. "Non negozieremo lo status di cittadini illegali mentre (i democratici) tengono i nostri cittadini ostaggio di richieste incoscienti. Questo è comportamento da ostruzionisti, non da legislatori", ha detto la portavoce Sarah Sanders. Cos'è lo "shutdown" Bisogna tornare con la memoria al primo ottobre 2013 per vedere quali effetti ebbe l'ultimo evento del genere. All'epoca, ma è replicabile anche oggi, i cittadini statunitensi si svegliarono il giorno dopo con una pubblica amministrazione ridotta ai servizi essenziali e con 800mila dipendenti federali rimasti a casa senza retribuzione dopo che, alla mezzanotte di Washington (le sei del mattino in Italia), le agenzie per le quali lavoravano avevano dovuto dichiarare la sospensione delle attività. All'epoca furono i repubblicani, a parte invertite, con un presidente democratico Barack Obama alla Casa Bianca, a causarlo. Pur di affondare la riforma sanitaria Obamacare si rifiutarono persino di accettare l'approvazione di un bilancio provvisorio. Oggi, sono i repubblicani ad accusare i democratici, di ricattare il presidente Trump. I dem avrebbero approvato la versione della legge sul rifinanziamento, passata alla Camera, solo se ci fosse stato un accordo sui cosiddetti 'dreamer', gli immigrati illegali entrati negli Usa quando erano minori. Dreamer cui a settembre Trump ha tolto ogni garanzia ma bloccato da alcuni giudici federali. Trump al contrattacco Da "perdenti ostruzionisti", i Dem, si legge in un comunicato, "hanno messo la politica prima della nostra sicurezza nazionale, prima delle famiglie dei militari, dei bambini vulnerabili e della possibilità per il nostro Paese di servire gli americani". Poco prima della scadenza lo stesso Trump aveva twittato: "I democratici vogliono lo shutdown per svilire il grande successo dei tagli alle tasse e ciò che stanno comportando per la nostra economia in forte espansione". "Non si mette bene per le nostre forze armate e la sicurezza al nostro molto pericoloso confine meridionale", ha cinguettato il presidente.

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