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Mediobanca, scelto il nuovo board. Sconfitta per Delfin e Caltagirone

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Le previsioni sono state rispettate, la lista presentata dagli amministratori uscenti di Mediobanca per il nuovo board ha vinto, mentre quella di Delfin ha perso. L’esito della contesa sembrava già segnato dopo che nei giorni scorsi si erano schierati per il cda i proxy advisor, che orientano il voto degli investitori istituzionali. Questa mattina un’ulteriore conferma con l’alta affluenza, il 76,82% del capitale presente, un record per gli ultimi dieci anni, che rendeva ancora più probabile la vittoria del cda uscente orchestrata dal presidente Renato Pagliaro e dall’a.d. Alberto Nagel. A conti fatti però l’ok degli azionisti è stato ancora più netto del previsto: a favore della lista del cda si è schierato il 40,39% del capitale sociale (il 52,6% sui presenti), mentre con Delfin si è schierato il 32,06% del capitale (41,74% dei presenti); considerando che Delfin e Caltagirone insieme totalizzano il 29,72% si nota come i due gruppi hanno saputo coagulare sulla loro proposta solo un altro 2,3% circa del capitale. Per Assogestioni infine si è schierato il 3,5% del capitale (4,64% dei presenti). 

 

 

Il nuovo consiglio di amministrazione di Mediobanca sarà così formato da 15 membri, di cui 12 provenienti dalla lista presentata dal cda, due dalla lista Delfin e una dalla lista dei gestori di fondi. In dettaglio, riferisce l’Agi, sono stati eletti Renato Pagliaro (confermato presidente), Alberto Nagel, che resta a.d., Laura Cioli, Valerie Hortefeux, Francesco Saverio Vinci, Laura Penna, Vittorio Pignatti Morano, Angel Vilà Boix, Virginie Banet, Marco Giorgino, Mana Abedi, Maximo Ibarra. Per la lista Delfin entrano Sandro Panizza e Sabrina Pucci, per la lista dei gestori Angela Gamba. 

 

 

«Conosciamo Delfin da anni - ha detto Nagel rispondendo agli azionisti - con loro abbiamo rapporti facili e immediati, abbiamo promosso un engagement per spiegare quello che facciamo e le prospettive. Per questa assemblea abbiamo cercato attivamente una quadra e un accordo sulla composizione del cda. All’interno di un dialogo costruttivo e non complicato ci sono due temi che hanno impedito l’accordo. Sarebbe stata la prima volta tra il cda e due azionisti con una partecipazione superiore al 25%, la soglia obbligatoria di Opa, e poi una differenza di vedute sull’impianto di governance. Sono state tematiche tecniche. Tutti e tre abbiamo messo la massima volontà, nessuno non ha voluto fare un accordo, non era un tema di 3, 4 o 5 posti in consiglio. Siamo ben contenti che Delfin partecipi al cda e dia un contributo, le voci critiche sono salutari e utili, il problema non si pone». «La lista del cda - ha concluso Nagel - tendenzialmente tutela di più gli azionisti perché garantisce il 100% di questi, poi c’è un problema di autoreferenzialita o di perpetuazione del management».

 

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