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Silvio Berlusconi, impero da 7,1 miliardi di dollari tra tv, case e banche

Andrea Giacobino
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Sono passati sessant’anni da quando il giovane Berlusconi, classe 1936 nato sotto il segno della Bilancia, costituì nel 1963 la Edilnord come società in accomandita semplice. Fu quello l’inizio del suo impero e Berlusconi è oggi accreditato da «Forbes» di un patrimonio di 7,1 miliardi di dollari che ne fa il 352esimo uomo più ricco del mondo. La grossa parte del suo tesoro è il 62% della cassaforte di famiglia Fininvest a monte col 49,7% dei diritti di voto (escluse le azioni di risparmio) del gruppo televisivo quotato MediaForEurope (MFE), la ex Mediaset, quotata in Olanda. MFE ha come core business la tv commerciale generalista: in Italia è editore di tre reti (Canale 5, Italia 1 e Retequattro), in Spagna controlla Telecinco e Cuatro mentre in Germania è il primo azionista del polo televisivo ProsiebenSat1. 

 

La partecipazione di MFE agli attuali prezzi borsistici vale circa 620 milioni e l’imprenditore la controlla, tramite Fininvest, attraverso quattro holding personali con un patrimonio netto complessivo di 410 milioni mentre il resto del capitale è dei figli Barbara, Eleonora, Luigi, Marina e Pier Silvio. I primi tre sono riuniti nella Holding Italiana Quattordicesima (che ha in mano il 21,4% di Fininvest), Marina con la Holding Italiana Quarta e Pier Silvio con la Holding Italiana Quinta detengono ciascuno il 7,65% della cassaforte di famiglia. Sempre a Fininvest, guidata da Marina, fanno capo altri asset importanti: il 53,5% di Gruppo Mondadori (che capitalizza 515 milioni) e il 30% di Banca Mediolanum (che capitalizza 6,3 miliardi), entrambe quotate, cui si aggiunge il 100% della squadra calcistica AC Monza. È possibile che i cinque figli di Berlusconi dopo la sua morte vogliano cedere il controllo di MFE al gruppo francese Vivendi di Vincent Bolloré che ne è socio di minoranza? La cosa a oggi non è di attualità. 

 

 

Torniamo alla storia. Nel 1961, appena laureato, Berlusconi fondò la Cantieri Riuniti Milanesi srl insieme al costruttore Pietro Canali comprando il primo terreno per 190 milioni di lire grazie alla fideiussione della Banca Rasini dove lavorava il padre Luigi. Cinque anni dopo nel settembre del 1968 dopo la Edilnord sas acquistò per oltre 3 miliardi di lire un’area di 712 mila metri quadrati a Segrate, alla periferia orientale di Milano, su cui realizzare il quartiere residenziale di Milano 2, una di città satellite sul modello dei complessi residenziali olandesi. 

Nel gennaio del 1972 la prima Edilnord fu messa in liquidazione e entrò in scena la Edilnord Centri Residenziali di Lidia Borsani e C., costituita nel settembre 1968. La Borsani era una cugina di Berlusconi, socia accomandataria; accomandante una finanziaria svizzera che fornì il capitale iniziale. Il comune di Segrate nel 1969 concesse a Edilnord la prima licenza edilizia e Milano 2 fu completata nel 1979. Quattro anni prima a Roma, il 21 marzo del 1975, nello studio legale di Umberto Previti e del figlio Cesare fu fondata la Fininvest prima come srl e poi trasformata l’11 novembre di quell’anno in società per azioni con una sede a Milano e assumendo il controllo delle altre società milanesi di Berlusconi. Il capitale sociale ammontava a 55 miliardi di lire, posseduto da ventidue holding, e Berlusconi ne assunse la presidenza con amministratori delegati il fratello Paolo e il cugino Giancarlo Foscale. 

Nello stesso anno l’imprenditore fondò Reteitalia e la concessionaria di pubblicità Publitalia ’80 per sostenere il mercato televisivo di Telemilano e in seguito quello di Canale 5. Il gruppo acquistò per quasi 1.000 miliardi di lire il 70% della Standa nell’aprile del 1988 dalla Montedison e quattro anni dopo Fininvest controllava 168 società, di cui 44 all'estero: l’utile netto era di circa 21 miliardi con un indebitamento creditizio superiore a 3.400 miliardi, su debiti totali per oltre 6.000 miliardi a fronte di un patrimonio netto di 1.200 miliardi. Nel 1993 Fininvest risultò essere la seconda impresa italiana per indebitamento e Mediobanca calcolò che Fininvest aveva debiti per 3,4 volte il capitale. Per salvare la società Berlusconi ebbe l’appoggio di banchieri importanti come Cesare Geronzi (Banca di Roma) e Luigi Fausti (Banca Commerciale Italiana) e rivoluzionò il gruppo chiamando nell'ottobre di quell’anno Franco Tatò a fare da amministratore delegato dando il via a una ristrutturazione che portò anche alla quotazione in borsa delle controllate. 

Un lavoro che in effetti portò buoni frutti già nel primo anno anche se l’indebitamento aumentò soprattutto per colpa del settore televisivo. Quest’ultimo venne perciò riorganizzato in seguito come Mediaset Spa, aperto a soci esterni un anno dopo e quindi collocato in borsa ad aprile del 1996 fino all’ultima operazione della fine del 2021 che ha trasferito in Olanda la sede legale del gruppo del Biscione ridenominato MFE, dopo una lunga battaglia proprio con Vivendi. 

Qualche settimana fa Berlusconi ha incassato dalle sue quattro holding personali a monte di Fininvest un dividendo di quasi 90 milioni di euro. In particolare, Holding Italiana Prima, che detiene il 17,5% di Fininvest, ha distribuito circa 16,5 milioni. La Holding Italiana Seconda (15,57%), ha distribuito 23,7 milioni oltre a 500 mila euro di riserve. Quanto alla Holding Italiana Terza (7,83%), ha distribuito 11,7 milioni; mentre la Holding Italiana Ottava (20,4% di Fininvest), ha distribuito a Berlusconi una cedola di 32,6 milioni.

 

L’ex premier detiene poi direttamente la Dolcedrago, capogruppo dei suoi cospicui investimenti nel primo amore del mattone raggruppati nella controllata Immobiliare Idra, che possiede fra l’altro le numerose ville di Berlusconi in Brianza e in Sardegna, beni tutti in carico per oltre 407 milioni. È però un tesoretto che non rende, anzi. L’ultimo bilancio dell’immobiliare (2021) s’è infatti chiuso con una perdita di oltre 9,5 milioni rispetto al disavanzo di 7,9 milioni del precedente esercizio. Il rosso è stato ripianato mediante parziale utilizzo della riserva di rivalutazione che è scesa così a 87,6 milioni. Ma non basta perché da una visura catastale aggiornata si scopre che l’ex capo del governo detiene poi direttamente sette appartamenti a Milano, otto immobili nella provincia di Lecco (con tre terreni) tra cui la grande villa di Rogoredo di Casatenovo da poco regalata alla sua ex compagna Francesca Pascale, dieci immobili a Novara, una villa a Lampedusa e persino un’abitazione «di tipo ultrapopolare» di sole due stanze in quel di Trieste. 

Senza contare che nell’ultima dichiarazione dei redditi di Berlusconi (relativa al 2020 perché quella dell’anno scorso relativa al 2021 non è stata da lui ancora pubblicata sul sito del Senato, ndr) con un imponibile di oltre 50 milioni figurano anche due ville ad Antigua, una Audi A6 immatricolata nel 2006 e tre imbarcazioni extra lusso, la San Maurizio (comprata nel 1977), il Magnum 70 (del '90) e la barca a vela Principessa vai via (del 1965). 
 

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