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Opec taglia i barili, prezzi petroliferi su. Stangata in arrivo sulla benzina

Gianluca Zapponini
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E pensare che l’inflazione, in Italia, era appena scesa al 7,7% (dato di marzo). Ma qualcuno, magari qualche sceicco d’Arabia, ha voluto guastare la festa e spianato la strada a una nuova ondata di rincari, a cominciare dalla pompa di benzina. Sì, perché dopo l’annuncio a sorpresa del taglio della produzione di petrolio deciso due giorni fa dall’Opec e dalla Russia, ieri il prezzo del greggio si è impennato 5,5% (ma con una punta al 6%) mentre il Brent (petrolio estratto nel mare del Nord che fa da riferimento per gli scambi europei) è per esempio salito sopra gli 84 dollari al barile. La metà dei tagli operati dai grandi Paesi produttori di oro nero, sarà attuata dall’Arabia Saudita, primo esportatore al mondo, che con questa mossa ribadisce il suo atteggiamento di contrapposizione nei confronti degli Stati Uniti che auspicavano invece un aumento dell’offerta di greggio. La spinta ai prezzi che deriva dal calo dell’offerta, se duratura, rischia di aumentare di nuovo le pressioni inflazionistiche, proprio nel momento in cui i prezzi davano segni di rallentamento. E così, l’Europa e dunque l’Italia, tornano ostaggio di chi il petrolio lo estrae.

 

 

Chi ride è semmai la Russia che, stretta dall’embargo per mano dell’Occidente, oggi esporta meno greggio e dunque incassa di meno. Ma non se il prezzo al barile sale. E non è un caso che la mossa dell’Opec+ (i Paesi membri storici, più la Russia) abbia lo scopo di ridurre l’offerta per sostenere le quotazioni del petrolio. Guardando al di fuori dell’Italia, la decisione dei produttori, non potrà che peggiorare le relazioni già tese tra Stati Uniti e grandi esportatori di petrolio, specialmente quelli facente parte del blocco dei giganti emergenti come la stessa Arabia, che erano già state deteriorate dagli attriti attorno alle sanzioni contro la Russia, con cui i sauditi cercano di mantenere buoni rapporti. L'amministrazione di Joe Biden da molti mesi era peraltro in pressing sull'Opec e su Riad in particolare per ottenere dinamiche in senso opposto, ossia aumenti dell’offerta che contribuissero a calmierare i prezzi dell’energia. Ma per tutta risposta ha ricevuto invece una manovra energica nella direzione contraria. E questo mentre si avvicina rapidamente la scadenza del mandato presidenziale e quindi le elezioni del 2024, in cui i prezzi dei carburanti possono avere effetti rilevanti sull'opinione pubblica Usa.

 

 

Non è tutto. La mossa dell’Opec+ complica contestualmente il lavoro per le banche centrali di mezzo mondo, tra cui la stessa Federal Reserve americana e la Bce, che sembravano sul punto di bloccare le loro strette sui tassi di interesse volte a controllare l’inflazione. Ad oggi si stava infatti profilando un calmieramento del carovita favorito dai recenti cali dei prezzi petroliferi, ma questo scenario rischia di mutare improvvisamente.

 

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