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Rinvio stop auto benzina e diesel, Gusmeroli (Lega): "Evitiamo un grande regalo alla Cina"

Edoardo Romagnoli
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Onorevole Alberto Gusmeroli (Lega) oggi il Coreper ha deciso di rinviare il voto previsto per oggi sullo stop alla vendita di auto nuove diesel e benzina dal 2035, che importanza ha per l’Italia questa decisione?
«È un primo passo importante per cambiare una posizione, quella di alcuni Paesi Europei che non tengono conto che la transizione ecologica deve essere compatibile con la sostenibilità sociale ed economica. Non possiamo rischiare di danneggiare le nostre attività economiche, perdere posti di lavoro favorendo con l’auto elettrica le industrie cinesi. In questo momento peraltro nel mondo circolano solo l’1,4% di auto elettriche il restante 98,6% è con motore endotermico (benzina e gasolio) immaginiamoci l’impatto su un sistema industriale quasi completamente da riconvertire, gli effetti sull’occupazione in Italia ma anche in molti Paesi Europei. Una transizione energetica nell’automotive non necessariamente deve escludere il motore endotermico e comunque servono programmazione e tempi, non date capestro che rischiano di strangolare interi comparti produttivi, ci vogliono tempi ragionati e ragionevoli».

Che ruolo ha avuto l’Italia in questo rinvio?
«Sicuramente fondamentale perché ha posto il problema in modo netto e deciso da subito, grazie all’intesa con altri Paesi Europei a partire dalla Germania, l’intensa attività del Governo in primo luogo del VicePremier e Ministro Matteo Salvini che, proprio l’altro ieri, ne ha discusso con l’omologo tedesco Volker Vissing. Una prima vittoria di cui l’Italia e il Governo sono stati protagonisti».

Se questa legge passasse che cosa significherebbe per il nostro settore automobilistico?
«Come dicevo i cambiamenti vanno messi in atto tenendo in considerazione il pre-esistente. Altrimenti è inutile parlare di sostenibilità, se al primo posto non viene messa la sostenibilità sociale. La transizione all’Elettrico, così come presentataci da Bruxelles, comporterà nel continente la perdita di almeno 600.000 posti di lavoro: è necessario che le imprese abbiano il tempo di riconvertire le proprie produzioni, e questo non può oggettivamente avvenire nell’orizzonte temporale di poco più di un decennio. Abbandonare diesel e benzina comporterebbe la sparizione dell’85% degli attuali componenti di un’auto: da 1.400 dell’endotermico a 200 per l’elettrico. Questo comparto però, da solo, dà lavoro in Europa a 1,7 milioni di persone, di cui oltre 150.000 in Italia. Abbiamo interi Territori le cui economie si basano su Automotive e indotto: non possiamo pensare di calare su di essi con una scure. Anche per il cittadino una svolta totale all’auto elettrica rischia di essere una sorta di «tassa Patrimoniale» perché a oggi quella dell’Elettrico non è una tecnologia inclusiva ma elitaria, a causa dei prezzi ancora alti delle auto elettriche e ultimamente anche del costo di utilizzo maggiore rispetto all’endotermico (studio recente del Sole24Ore). Ecco perché abbiamo bisogno di tempo e ricerca per rendere di massa ciò che attualmente di massa non è!».

Ci sono alternative all’auto elettrica che non producono emissioni?
«Senza dubbio motori alimentati a biocarburanti e biometano sono un’alternativa credibile, nell’ottica anche dei principi di economia circolare di cui l’Italia è leader in Europa. In questi anni l’industria automobilistica si è caratterizzata per essere uno dei comparti che ha realizzato importanti investimenti tecnologici, studiando e realizzando soluzioni innovative in termini di tutela ambientale. Dalla metà degli anni ’80 dello scorso secolo l’inquinamento dell’aria e le emissioni di sostanze nocive si sono così drasticamente ridotte. I motori endotermici sono dotati di filtri antiparticolato e sistemi scr tendenti a ridurre la co2 emessa. Strategico diventa l’utilizzo dei nuovi carburanti sintetici, realizzati a partire dall’anidride carbonica, che viene sintetizzata combinandola all’idrogeno e all’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili. Il nuovo carburante è «carbon-neutral» e si può adattare a qualunque tipo di motore termico, da quelli a benzina ai Diesel, fino a quelli a gas. Fondamentale è la Ricerca: un comparto in cui l’Italia deve investire di più e incentivare maggiormente. Su 275.000 occupati complessivi nel settore Automotive, il 12% è dedito a mansioni di Ricerca e Sviluppo. Questo dato ci pone indietro rispetto ai competitor, specie quelli asiatici».

L’auto elettrica sarebbe un favore alla Cina?
«Il cuore di un’auto elettrica è la batteria, prodotto in cui la Cina (intesta per il terzo anno consecutivo) detiene il 77% della produzione nel mondo, ovvero 893 GWhs. Il vantaggio competitivo cinese è dato dal possesso delle terre rare, gran parte della produzione proviene da una singola miniera, Bayan Obo, situata nella Mongolia Centrale che da sola realizza il 32% della produzione mondiale. Nelle fasi successive, come la separazione delle terre rare a quota di mercato arriva all’85% nella. Infine, anche ulteriori componenti a base di terre rare come i magneti sono dominati dalla Cina per il 90%, è proprio questo il singolo impiego più richiesto dal sistema produttivo. Indietro vi sono Russia e Brasile. Il vantaggio competitivo della Cina nasce anche dalla limitata tutela ambientale e sociale presente nel Paese. Dopo aver visto quanto sia rischioso per il futuro dell’Europa l’essersi affidati di fatto alla Russia come fornitore privilegiato digas a basso costo, con il pesante contraccolpo negativo sui prezzi come accaduto nella recente crisi geopolitica con l’auto elettrica ci affideremmo alla Cina, che detiene catene di produzione e materia prima. Direi che è proprio un favore alla Cina».

In vista delle elezioni europee del 2024 possiamo ipotizzare che, in caso di vittoria del centrodestra, questo iter potrebbe essere stoppato definitivamente?
«Sicuramente si potrebbe affrontare il tema della transizione ecologica senza approccio ideologico. La giusta e sempre maggiore difesa dell’ambiente va contemperata con la sostenibilità sociale ed economica, salvaguardando così il nostro sistema industriale e la difesa dei posti di lavoro, anche in un percorso di nuove mansioni. L’auto elettrica avrà il suo ruolo insieme ai motori endotermici a bassa emissione». 

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