Chi si salva

Superbonus 110, cosa succede ora: il vademecum per orientarsi

Gianluca Zapponini

C’è chi la definisce una stretta, chi un colpo di spugna e chi parla di pietra tombale. Certo è che il decreto legge varato a sorpresa dal governo sul cosiddetto Superbonus, rappresenta una sterzata non da poco sul fronte degli aiuti al mattone, segnando di fatto la fine degli incentivi in edilizia, almeno come li abbiamo conosciuti fino a oggi. Fine del meccanismo della cessione del credito e dello sconto in fattura che sono stati il nocciolo duro delle agevolazioni per le ristrutturazioni e l’efficientamento energetico degli immobili. Ne va, per dirla con le parole del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, la salvaguardia dei conti pubblici. E a buona ragione dal momento che simili bonus non sono stati alla fine sganciati dai calcoli dell’Eurostat ai fini del deficit e dunque, in ultima istanza, del debito. Insomma, per Palazzo Chigi può bastare così. E con la cessione dei crediti, salta anche la possibilità per gli enti pubblici di acquistare i crediti incagliati, oggi a quota quasi 110 miliardi, mentre rimane in ballo l’allentamento della responsabilità solidale nel trasferimento dei vecchi crediti, che aveva di fatto bloccato le operazioni e spinto gli istituti di credito a chiudere i rubinetti per acquistare nuovi crediti e liquidare le imprese. Va bene, ma il signor Rossi che voleva ristrutturare casa o l’appartamento, ora cosa farà? Il decreto messo a terra dal governo Meloni si compone di due soli articoli. Il primo articolo certifica il già citato stop allo sconto in fattura e alla cessione del credito. Questo significa semplicemente che d’ora in avanti per i nuovi interventi edilizi, non quelli già avviati, resta solo la strada della detrazione d’imposta. Con la legge arriva anche poi il divieto per le amministrazioni ad acquistare crediti derivanti dai bonus edilizi. Uno stop che ferma un fenomeno che aveva preso piede da poco, ma che aveva avuto un certo seguito e che fa la gioia delle banche, che non hanno più cassa per comprare nuovi crediti. Ecco cosa succede.

 

  

 

COSA RESTA - Il superbonus e gli altri incentivi sulla casa continueranno a esistere, ma resteranno solo come agevolazioni per pochi e per chi ha denaro da spendere. Senza cessione dei crediti e senza sconto in fattura, potranno infatti essere sfruttati solo da chi può permettersi di eseguire e pagare i lavori a proprie spese.

LAVORI AVVIATI - Chi ha già avviato i lavori, e li ha effettuati almeno per il 30%, non dovrebbe invece avere problemi ad ultimarli.

CONDOMÌNI - Quelli che hanno adottato la delibera assembleare sull’esecuzione dei lavori e hanno presentato la Comunicazione di inizio lavori asseverata (Cila) potranno ancora cedere all’impresa il credito di imposta, e quindi effettuare le opere senza costi per il superbonus.

CREDITO IN SOSPESO - I condomini la cui Cila è stata depositata ma i lavori non sono ancora cominciati rischiano di ritrovarsi una banca riluttante ad acquistare il credito. Nessuna speranza, invece, per chi non ha ancora presentato la Cila: in questo caso non viene più riconosciuta la possibilità di cedere il credito.

 

 

VILLETTE - Per quanto riguarda le villette, il decreto salva lo sconto in fattura solo per chi ha presentato la Cila. Per le case unifamiliari il bonus è anche sceso dal 110 al 90%. E a poter usufruire dello sconto saranno solo i nuclei familiari con un reddito non superiore ai 15mila euro.

RESPONSABILITÀ SOLIDALE - Il decreto chiarisce anche il regime della responsabilità solidale nei casi di accertata mancata sussistenza dei requisiti che danno diritto ai benefici fiscali. Con le nuove norme si esclude il concorso nella violazione (responsabilità in solido) per il fornitore che ha applicato lo sconto e per i cessionari che hanno acquisito il credito e che siano in possesso della documentazione utile dimostrare l’effettività delle opere realizzate.