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Juventus, bianconeri nella bufera: niente extra bonus per i manager

Gianluca Zapponini
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Non è tempo di bonus extra ai manager della Juventus. Nel giorno in cui all'Allianz Stadium l'assemblea dei soci del club bianconero mette il timbro su un bilancio chiuso con 238 milioni di perdite, l'assise dice no al programma di performance shares messo all'ordine del giorno dallo stesso board dimissionario guidato da Andrea Agnelli. Ovvero, stop all'assegnazione gratuita a ciascun manager di una remunerazione massima, definita in numero di azioni, subordinata al conseguimento di obiettivi di performance predeterminati. E pensare che il primo beneficiario sarebbe dovuto essere proprio Maurizio Scanavino, amico di John Elkann dai tempi dell'università.

Evidentemente però non era aria. D'altronde, del rosso, quello di bilancio, si parlava ormai da settimane. Mancava solo il doppio timbro, quello del consiglio di amministrazione uscente e poi dell'assemblea della società calcistica più titolata d'Italia e forse più conosciuta nel mondo. I conti, prima di tutto, relativi all'esercizio 2021/2022, contraddistinto dal terremoto di un mese fa che ha sancito il passo indietro del figlio di Umberto, fratello dell'Avvocato Gianni, alla guida della Vecchia Signora. Ci sono volute quattro ore e mezza di lavori per mettere agli atti una perdita di esercizio di oltre 238 milioni di euro (l'anno precedente il passivo si era fermato a 226 milioni).

La prossima assise è convocata il 18 gennaio 2023 per l'approvazione del nuovo consiglio di amministrazione dopo le dimissioni, a fine novembre, del board presieduto da Agnelli. Nel mentre, la giustizia farà il suo corso, ma questa è un'altra storia che coi numeri del club c'entra ma fino a un certo punto. La lista dei cinque nuovi consiglieri, proposta dall'azionista di maggioranza Exor, la cassaforte della famiglia Agnelli di cui John Elkann è ceo con pieni poteri esecutivi, è già bella e pronta visto che è stata resa nota due giorni fa.

Il 29 novembre la stessa Exor aveva peraltro designato quale nuovo presidente Gianluca Ferrero, unitamente ai futuri nuovi membri del board Fioranna Vittoria Negri, Maurizio Scanavino, Diego Pistone e Laura Cappiello. Attenzione, perché c'è dell'altro. I soci del club bianconero, se da una parte hanno fermato i premi futuri, hanno infatti approvato la sezione II della relazione sulle politiche di remunerazione dei manager e delle prime linee della società.

Nel documento sono presenti le retribuzioni dei dirigenti uscenti, dal presidente Agnelli all'amministratore delegato Maurizio Arrivabene. E dunque, sì degli azionisti all'emolumento di Arrivabene, pari a 1,08 milioni di euro nel 2021/22. La somma sale a complessivi 1,22 milioni di euro considerando anche i benefici non monetari. Il compenso è ovviamente in aumento rispetto alla stagione 2020/21, quando Arrivabene era solamente consigliere nel board del club. E sì anche al compenso di Agnelli, che nel 2021/22 ha percepito 520 mila euro totali.

Sono infine 514 mila gli euro che ha incassato il vice presidente Pavel Nedved. L'ex centrocampista ceco ha percepito, in particolare, 466 mila euro per il suo ruolo di vice presidente, ulteriori 35 mila euro per la funzione di amministratore e 6.400 euro come benefici non monetari. E sì, infine, anche ai 411 mila euro riservati al managing director Area business, Stefano Bertola. Naturalmente c'era attesa per alcune considerazioni del quasi ex presidente Agnelli, alla guida del club dal 2010 e forte di 19 trofei vinti in poco più di una dozzina di anni.

«La decisione di lasciare la carica di presidente non è stata facile. Oltre ad amare la Juve, mi sono sempre impegnato al massimo per ottenere i migliori risultati dentro e fuori dal campo e sono stati risultati straordinari. È stata una decisione che ho assunto in modo convinto e in piena serenità. La società è chiamata a difendere la propria posizione», ha subito messo in chiaro l'esponente della quarta generazione della famiglia italiana. «Io personalmente sono convinto del buon operato di questi anni, opinione confermata anche nelle ultime settimane dalle analisi di numerosi esperti, e i rilievi nei nostri confronti non sono giustificati: Juventus dimostrerà in ogni sede le sue buone e legittime ragioni. La società deve continuare nel percorso avviato per tutelare gli interessi del club. Per questa ragione ho ritenuto opportuno fare un passo indietro. È stato un onore essere presidente della Juventus che quindi viene prima di tutto e di tutti. Fino alla fine».

Ma all'assemblea bianconera c'è stato spazio anche per il vintage, con la presenza di Luciano Moggi, l'ex deus ex machina della Vecchia Signora e uomo simbolo dello scandalo Calciopoli. Moggi è ritornato direttamente sui fatti del 2005/2006 quando il calcio italiano finì al centro di una tempesta perfetta, facendo un paragone più o meno azzardato con i guai attuali del club, che rispondono al nome di plusvalenze. «Se è vero che è stato riaperto il caso plusvalenze perché pensano di avere trovato cose nuove, allora dovrebbe essere riaperto anche Calciopoli perché è una ferita che non si rimargina né per noi né per la Juventus».

Dall'ex direttore generale bianconero anche una critica ad Arrivabene per le ultime operazioni di mercato: «Questa squadra non ha centrocampo, si dovrebbe prima prendere quelli che danno i palloni agli attaccanti, che adesso non ci sono». Ma questo è calcio giocato, i conti sono un'altra faccenda. 

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