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Pure la Bce ama il contante: "È utile, no al tetto troppo basso"

Dario Martini
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«La possibilità di pagare in contanti rimane particolarmente importante per taluni gruppi sociali che, per varie legittime ragioni, preferiscono utilizzare il contante piuttosto che altri strumenti di pagamento». Questa accorata perorazione in difesa dell'utilizzo delle banconote arriva da chi meno te lo aspetti, ovvero dalla Banca centrale europea, custode della politica monetaria dell'Unione. Si tratta di un parere emesso in tempi non sospetti, ovvero il 13 dicembre 2019. Un parere rimasto lettera morta. I destinatari erano le più alte istituzioni italiane: il governo, nella persona del ministro dell'Economia Roberto Gualtieri, e i presidenti di Camera e Senato, Roberto Fico e Maria Elisabetta Casellati. In sostanza, Francoforte metteva in guardia da un abbassamento «sproporzionato» del tetto al contante. La Bce era intervenuta perché il secondo governo Conte, quello a trazione giallorossa (M5S+Pd), aveva emanato il cosiddetto decreto fiscale, entrato in vigore il 27 ottobre dello stesso anno, con cui abbassava il tetto al contante da tremila a duemila euro a partire dal primo luglio 2020, con la previsione di farlo scendere a mille euro dal primo gennaio 2022. Il governo Draghi, però, rimandò al gennaio 2023 questo ulteriore abbassamento. Oggi, come sappiamo, questa ipotesi è definitivamente tramontata con il governo Meloni, che ha preso una decisione opposta: aumentare il tetto a cinquemila euro.

 

 

Secondo Pd e M5S in questo modo si aiuta l'evasione, e accusano l'esecutivo di andare contro le raccomandazioni della Ue. Eppure, due giorni fa il Consiglio europeo ha dato la possibilità agli Stati membri di fissare una soglia massima di diecimila euro. E adesso scopriamo che la Bce guidata da Christine Lagarde (si era insediata appena un mese prima), aveva già avvertito l'Italia sui rischi di abbassare troppo il tetto al contante. L'attuale maggioranza di centrodestra, quindi, come spiega il capogruppo di FdI alla Camera, Tommaso Foti, «non fa altro che andare incontro a quel parere dell'Eurotower che non fu ascoltato». Il documento è firmato del Yves Mersch, membro del comitato esecutivo della Bce. Innanzitutto, lamenta il fatto che il decreto fiscale, in fase di conversione in legge in Parlamento, fosse stato adottato senza consultare Francoforte, come invece prevede la normativa comunitaria. Gli appunti che vengono mossi all'Italia sono molto chiari. Viene ricordato che, in base ad una raccomandazione della Commissione Ue del 2010, «l'accettazione dei pagamenti in contanti debba costituire la norma». Inoltre, «eventuali limitazioni decise dagli Stati membri per motivi d'interesse pubblico» non debbono essere «incompatibili con il corso legale delle banconote e delle monete metalliche in euro, a condizione che esistano altri mezzi legali di estinzione dei debiti pecuniari». Fin qui, si tratta di considerazioni ovvie. La Bce, però, entra nello specifico: «Sarebbe necessario dimostrare che le limitazioni ai pagamenti in contanti proposte, che incidono sul corso legale delle banconote in euro, siano efficaci ai fini del conseguimento delle finalità pubbliche legittimamente perseguite attraverso tali limitazioni». Ovvero, «si dovrebbe dimostrare chiaramente che tali limitazioni permettono di conseguire la lotta all'evasione fiscale». Limitazioni che comunque «dovrebbero essere proporzionate agli obiettivi perseguiti e non dovrebbero andare al di là di quanto necessario per perseguirli». I dati, tra l'altro, paiono dimostrare che l'abbassamento del tetto al contante non abbia giovato al contrasto dell'evasione.

 

 

Due giorni fa la Commissione Ue ha certificato che l'Italia ha la più alta evasione Iva della zona Ue (26 miliardi). Come fa notare Foti, «se fosse vera la narrazione della sinistra, con un tetto al contante più basso avresti dovuto abbattere l'evasione, e invece ciò non è accaduto». A scanso di equivoci, la Bce è ancora più chiara: «Il contante è generalmente apprezzato come strumento di pagamento in quanto, quale moneta legale, è ampiamente accettata, è rapida e agevola il controllo sulla spesa di chi paga. Costituisce un mezzo di pagamento che consente ai cittadini di regolare istantaneamente un'operazione ed è l'unico metodo di regolamento in denaro di banca centrale e al valore nominale che non consente legalmente di imporre tariffe per il suo utilizzo. Inoltre, i pagamenti in contanti non richiedono un'infrastruttura tecnica funzionale con i relativi investimenti, e sono sempre disponibili; ciò riveste particolare importanza in caso di indisponibilità dei pagamenti elettronici. Inoltre, i pagamenti in contanti agevolano l'inclusione dell'intera popolazione nell'economia consentendole di regolare qualsiasi tipo di operazione finanziaria». E quale dovrebbe essere la soglia giusta per combattere il riciclaggio? Risposta: «Diecimila euro». Come se non bastasse, la Bce fa due esempi pratici. La limitazione ai pagamenti con banconote in vigore in Grecia, pari a 500 euro, «può avere ripercussioni negative». Ed è pure «sproporzionato» il tetto a «mille euro» in vigore in Spagna. Guarda caso, la stessa soglia che avrebbero voluto attuare Pd e M5S in Italia.

 

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