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La grande crisi, prezzi in fiamme a febbraio: le materie prime costano il triplo

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Gianluca Zapponini
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La fiammata, non certo la prima, era nell'aria. E ora è arrivata la conferma. Nel mese di febbraio l'indice nazionale dei prezzi al consumo calcolato dall'Istat per l'intera collettività, al lordo dei tabacchi, ha registrato un aumento dello 0,9% su base mensile e del 5,7% su base annua, dal +4,8% del mese precedente. I prezzi dunque corrono, e non solo in Italia ben inteso, viaggiando su ritmi mai così alti dal 1995 e impattando in modo violento sui redditi e sulle pensioni. Ma quello di quasi 30 anni fa un altro mondo, un'altra economia e, soprattutto, non c'era la guerra in Ucraina, scatenata da un Paese che ancora oggi rifornisce tre quarti di Europa con il suo gas.

Tornando ai dati diffusi nella mattinata di ieri dall'Istat, per l'ottavo mese consecutivo, dunque, l'inflazione accelera, raggiungendo un livello che non si registrava, per la precisione, da novembre 1995. Naturalmente sono i prezzi dei beni energetici non regolamentati a spingere in alto la crescita, seguendo la fiammata di gennaio degli energetici regolamentati.

Le tensioni inflazionistiche si propagano in particolare ai beni alimentari, i cui prezzi accelerano di oltre un punto, trascinando oltre il 4% anche la crescita dei prezzi del cosiddetto carrello della spesa. I prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona passano, infatti, da +3,2% di gennaio a +4,1% di febbraio, su base annua. Il dato comunicato dall'Istituto di via Cesare Balbo e presieduto da Giancarlo Blangiardo, certifica la grande difficoltà che vivono quotidianamente imprese e famiglie, che pagano beni di consumo e materia il doppio, se non il triplo, di qualche mese fa. Nell'attesa che la Banca centrale europea intervenga sui tassi, ma non se ne parlerà prima del 2023 a quanto pare, è al mercato che la situazione si è fatta più pesante.

Come calcolato dalla Coldiretti, proprio sulla base dei dati Istat, i prezzi al consumo dei prodotti alimentari e delle bevande sono schizzati nelle ultime settimane del 4,6% con il rincaro dei beni energetici. E nel carrello degli italiani nel 2021 l'olio di semi ha messo a segno un aumento di prezzo del 19%, la verdura fresca del 17%, la pasta del 12%, il burro dell'11%, i frutti di mare del 10%, la farina del 9%.

«Bisogna intervenire per contenere il caro energia e ridurre la dipendenza dall'estero per l'importazione di prodotti alimentari», ha affermato in modo un po' laconico il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini. «L'Italia deve puntare ad aumentare la propria produzione di cibo recuperando lo spazio fino a oggi occupato dalle importazioni che sono sempre più esposte a tensioni internazionali e di mercato, lavorando per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali». Vale la pena tentare, ma non sarà facile. 

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