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Mutui a tassi da usura. Rinviato a giudizio l'ex amministratore delegato di Bnl

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Valeria Di Corrado
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Una coppia di polacchi ha sfidato uno dei maggiori gruppi bancari italiani, ottenendo ieri il rinvio a giudizio per usura dell’ex legale rappresentante della Bnl Davide Croff. Secondo l’accusa, il bancario di origine veneziana, ora presidente di Cattolica Assicurazioni, «consentiva e, comunque, non impediva» - si legge nel capo d’imputazione - che il mutuo sottoscritto il 20 febbraio 2002 per l’acquisto di un appartamento a Roma, in zona Casal Bruciato, con la Banca Nazionale del Lavoro dai coniugi Cimaszewski per l’importo di 119.818 euro, da restituirsi in 240 rate mensili con rate da 914,62 euro e ammortamento secondo il metodo "francese", «fosse stabilito mediante pattuizione di interesse superiore al tasso di usura, con la conseguenza che il tasso spread di mora giungeva alla misura 8,678% contro il tasso soglia dell’8,265%. Con l’aggravante di aver commesso il fatto nell’esercizio dell’attività bancaria».

La coppia aveva pagato l’ultima rata, prima dell’insolvenza, il 31 marzo 2007. Nel 2009 la banca aveva avviato un’esecuzione immobiliare sull’abitazione, su cui era stata posta un’ipoteca. Il 16 maggio 2018 il signor Cimaszewski deposita denuncia-querela per usura: «Ho avuto il coraggio di andare fino in fondo a questa vicenda», ha spiegato al Tempo. Il 24 ottobre 2019 il pm chiede l’archiviazione dell’indagine, ma, grazie all’istanza di opposizione delle vittime, il 14 maggio 2019 si celebra un’udienza in camera di consiglio, al termine della quale, il gip Anna Maria Gavoni emette un’ordinanza di imputazione coatta nei confronti del legale rappresentante della Bnl. Ieri il gup del Tribunale di Roma, Roberto Ranazzi, lo ha rinviato a giudizio per usura.

Croff ha un curriculum d’eccezione alle spalle. Funzionario di Bankitalia e dirigente del gruppo Fiat, è entrato in Bnl come vicedirettore generale nel 1989 e ne è stato amministratore delegato fino al 2003. È approdato poi alla Banca Popolare di Milano, dal cui consiglio è uscito nel 2016. Ha ricoperto anche l’incarico di presidente della Biennale di Venezia.
«Ad oggi, i mutuatari risultano aver versato somme maggiori per 50.000 euro», spiegano gli avvocati Antonio Lamonica Miraglio e Riccardo Lulli. Il metodo di calcolo applicato da Bnl, ossia di dividere il tasso di mora per 360 giorni, anziché per 365, «ha comportato un mascherato incremento del tasso effettivo di mora applicato contrattualmente - si legge nella memoria difensiva - arrivando già all’epoca della stipulazione del contratto di mutuo all’8,379% contro una soglia usura dell’8,265%». Quello della coppia polacca non è un caso isolato. C’è almeno un altro procedimento che ricalca la loro vicenda.

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