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Il Primitivo va di traverso a Bruno Vespa, il Covid fa crollare le vendite del vino

Andrea Giacobino
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Anche il vino di Bruno Vespa ha sofferto la pandemia. Qualche settimana fa, infatti, a Roma si è tenuta l’assemblea degli azionisti di Futura Agricola 2015, società di produzione  di vini sita in Puglia, di cui è presidente Alessandro Vespa, figlio del noto conduttore tv che ne risulta amministratore delegato, carica che condivide con Salvatore Mero. I soci sono papà Vespa col 50%, i due figli (Alessandro e Federico ciascuno col 20%) e la madre Augusta Iannini col restante 10%. La riunione ha deciso di mandare a riserva straordinaria l’intero utile di 94mila euro segnato nel 2020, in calo dal profitto di 176mila euro dell’esercizio precedente. Per contro il fatturato anno su anno è salito da 1,1 a 1,2 milioni. La vendita all’ingrosso dei vini di Vespa è invece veicolata dalla Futura 14, una srl che ha chiuso il 2020 con ricavi per 1,8 milioni rispetto agli oltre 2,2 milioni dell’anno prima. Il calo è dovuto, spiega la nota integrativa, alla “contrazione delle vendite per l’emergenza sanitaria e a crediti inesigibili”, determinando così una perdita di 90mila euro rispetto ai 76mila euro di utile del 2019. L’azienda vinicola fondata dal famoso giornalista insieme ai suoi due figli (Alessandro e Federico), un team affiancato dall’esperienza di Riccardo Cotarella, ha da subito ha puntato sulla valorizzazione della più importante delle varietà vinicole pugliesi, il “primitivo”, presente nei 4 ettari di vigneto che circondano la masseria “Li Reni” di Manduria. A questo si affianca una piccola percentuale di “negroamaro”, l’altra grande varietà salentina, alla base di uno spumante rosato.

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