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Recovery plan da rifare, le proposte di Fratelli d'Italia: più soldi per Roma e digitale

Filippo Caleri
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«Abbiamo chiesto di inserire nel piano anche i poteri per Roma Capitale, perché non è un problema di Roma ma un problema nazionale. Chiediamo che ci siano risorse, adesso, pari a un miliardo l'anno per sei anni». Lo ha detto la leader FdI, Giorgia Meloni, ieri, nel corso di una conferenza stampa sul Recovery Plan. Per il quale la stessa ha chiesto sostanzialmente due cose: «Che sia il Parlamento ad avere l'ultima voce in capitolo, perché oggi sinistramente il Parlamento discute lo stesso parlamento che era stato scritto dal governo Conte e quindi non si capisce perché abbiamo cambiato governo, e alcune materie che non possono mancare: natalità, sicurezza, un piano carcerario, infrastrutture, i porti, la ricostruzione delle aree terremotate. Abbiamo lavorato in maniera estremamente seria, speriamo che il governo voglia accogliere le nostre proposte» ha detto la Meloni annunciando le due risoluzioni presentate alla Camera su recovery plan, la prima «sul metodo» e la seconda «nel merito» del piano.

 

 

Per quanto riguarda il metodo, ha spiegato la Meloni, «qualunque sia l'ultima versione del piano io mi aspetto che passi per il Parlamento: spero che tutte le forze politiche vogliano votare la risoluzione in tal senso perché altrimenti sarebbe uno schiaffo alla democrazia». Sul merito invece, Fratelli d'Italia presenta una serie di proposte da inserire nel piano, che toccano vari temi, a partire da quello infrastrutturale: «Noi crediamo nella cura del ferro, nello sviluppo portuale, la fondazione Einaudi stima che perdiamo ogni anno 70 miliardi di euro per mancanza di infrastrutture portuali». A questo va aggiunto il tema della sicurezza «che è anche un fattore economico, a causa dell'incertezza del diritto della pena» e il tema della natalità: «Il 2020 - ha ricordato la Meloni - è stato l'anno in cui sono nati meno bambini dall'unita nazionale in poi, e in cui i morti sono stati più dei nuovi nati. Sono dati tragici, perché così non riusciamo a sostenere il nostro sistema pensionistico ed e incredibile che l'Europa che ha un piano per tutto non abbia un piano famiglie. Eppure questo piano si chiama NextGenerationEU...».

 

 

Tra gli altri temi Fratelli d'Italia chiede lo sviluppo industriale basato sul marchio made in Italy, la ricostruzione post-terremoto del Centro Italia insieme a turismo («troppo pochi 2,4 miliardi per un tema così importante per l'Italia») e la digitalizzazione: «Non possiamo pensare che l'Italia pretenda di digitalizzare tutto affidandosi a una soggetto straniero, precisamente francese, che ha la rete: è in tollerabile, la rete deve essere di proprietà pubblica, gestita a maggioranza pubblica con servizi venduti ai privati».

Alle osservazioni si sono aggiunte quella di Ylenja Lucaselli, deputata di Fratelli d'Italia che ha presentato la relazione di minoranza sul Recovery Plan: «Questo governo nato sulla rottura fatta da un partito della vecchia maggioranza (IV) causata dalla assenza di condivisione del Pnrr che Conte scriveva nelle segrete stanze dei ministeri. Purtroppo però il testo discusso era lo stesso. Abbiamo valutato il Piano in base a 4 criteri: adeguatezza della strategia di crescita/grado di specificità e dettaglio nella definizione delle azioni da intraprendere/definizione della governance e delle misure di controllo e audit/legame a livello macroeconomico tra il quadro Nadef e il Pnrr». Spiega la Lucaselli «nella sua forma attuale il Piano è molto concentrato sull'investimento pubblico e molto meno sul creare le condizioni perché gli investimenti privati si allochino in Italia invece che all'estero. Servono riforme che modifichino la burocrazia, semplificazione delle procedure per la messa a terra delle risorse. Fdi chiede su tutto la garanzia che questi soldi vengano spesi con efficenza e che il parlamento sia centrale in ogni decisione. Per ora le grandi intenzioni che abbiamo lette sono le stesse, sempre uguali, da 49 anni a questa parte. Non ci sono indicazioni sui dati di partenza e la metodologia che verrà seguita ed e quindi impossibile stimare l'impatto a posteriori».

 

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