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Allarme pensioni, assegno più leggero per chi esce nel 2021

Coefficienti di rivalutazione più bassi

Filippo Caleri
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La riforma delle pensioni  che ha introdotto il metodo contributivo e che calcola il valore dell'assegno sui contributi effettivamente versati nel corso della vita, rivalutati sulla base di coefficienti agganciati alla crescita dell'economia, presenta il suo conto. Ed è salato. Già, se in presenza di crescita del Pil, il montante contributivo (la somma che si capitalizza anno dopo anno) si adegua al rialzo, così accade anche in fase di crescita negativa ma all'inverso. Con la conseguenza però che la pensione a cui si può aspirare si decurta. Ed ecco che il meccanismo infernale, perché contabile e dunque applicato senza "sentimento", si sta per tramutare in una corposa sforbiciata per chi lascerà il lavoro quest'anno.  Scatta dal primo gennaio la nuova riduzione dei coefficienti di trasformazione per il montante contributivo.  Di conseguenza  l'assegno complessivo per chi chiede la rendita vitalizia ora, sarà meno corposo rispetto a chi ha lasciato il posto lo scorso dicembre. I conti li ha già fatti la Uil: "La penalizzazione sarà di circa 136 euro lordi all'anno per un pensionando di 67 anni che andrà in pensione a gennaio, con un assegno pari a quattro volte il
minimo (circa 2.060 euro), rispetto a chi con la stessa età vi è andato a dicembre 2020". Il calcolo è fatto sull'ipotesi che si vada con un sistema di calcolo interamente contributivo come nel caso di opzione donna. "L'attuale meccanismo - ha spiegato il segretario confederale Domenico Proietti - è penalizzante per i lavoratori e disincentiva la permanenza al lavoro, in netta contrapposizione con il principio alla base del sistema contributivo. Rimandando, infatti, l'accesso alla pensione si incorre nel pericolo di vedere il proprio montante contributivo calcolato con coefficienti piu' sfavorevoli".  Non manca chi chiede un intervento meno penalizzante. «La revisione automatica dei coefficienti per il calcolo delle pensioni con il sistema contributivo, che nel 2021 comporta una nuova leggera riduzione di questo valore, dovrebbe essere rivista e diventare oggetto di confronto con le organizzazioni sindacali, come prevedeva all’origine la legge Dini del 1995» ha dichiarato in una nota il segretario confederale della Cisl, Ignazio Ganga.

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