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Emergenza coronavirus, dalle banche 25mila problemi

Gli imprenditori che vogliono usufruire del mutuo garantito dallo Stato devono portare quintali di documenti. E spesso neanche bastano

Angelo De Mattia
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Da diverse parti continuano le proteste e le lamentele per il modo in cui alcune banche corrispondono – o non corrispondono -  al ruolo richiesto al “sistema” dal decreto liquidità. Vengono segnalati dinieghi di concessione dei finanziamenti fino a 25000 euro assistiti da garanzia pubblica per una asserita mancanza di liquidità oppure perché non si aderisce all'accordo ABI – Governo sull'erogazione dei prestiti in questione. In altri casi sono la lunghezza dell'iter procedurale e la complessità della documentazione richiesta che vengono contestate dai richiedenti i finanziamenti . Nel Lazio – dove la Regione ha deciso di segnalare all'ABI gravi disfunzioni – alcuni degli aspiranti ai finanziamenti sostengono di essere costretti ad affrontare un impegno come quello di scalare una montagna per conseguire l'obiettivo del prestito. Avevamo per tempo segnalato il problema, non risolto dal decreto , della necessità di una assoluta stringatezza per la documentazione da produrre, in particolare per i prestiti fino a 25000 euro, e dell'espressa deroga normativa alla valutazione del merito di credito, da bilanciare con un sia pure transitorio esonero da responsabilità, anche penali degli addetti alla concessione, tranne che per dolo o colpa grave e dalle specifiche disposizioni di Vigilanza. Il pendant avrebbe dovuto essere la drastica accentuazione delle responsabilità del richiedente fido, che avrebbe presentato all'uopo soltanto un'autocertificazione, anziché la pletora di documenti che richiamano altri documenti richiesta da diversi istituti , per l'ipotesi in cui le dichiarazioni rese risultassero false o comunque inveritiere. L'argomento ha formato oggetto ieri di un'audizione resa , in rappresentanza della Banca d'Italia, da un suo dirigente , Fabrizio Balassone. Dopo aver rilevato che per l'erogazione dei prestiti fino a 25000 euro alcune banche si limitano a un riscontro formale della documentazione prevista, mentre altre effettuano una valutazione , più o meno semplificata, del merito di credito con la motivazione di prevenire il rischio legale di incorrere in reati  connessi con un'anomala erogazione del credito, il documento presentato per l'audizione sostiene la necessità di trovare un equilibrio tra due opposte esigenze. Si tratta di favorire l'afflusso delle risorse con rapidità alle imprese e di tutelare lo Stato per la garanzia che concede. La soluzione sta nell'autocertificazione che riduce gli ambiti di discrezionalità dei soggetti finanziatori e velocizza il processo di erogazione , limitando l'intervento della banca alla verifica dei soli requisiti previsti dal decreto. In più , si potrebbero transitoriamente disapplicare , per queste operazioni, alcune norme penali rilevanti (bisogna qui aggiungere , però, tranne che per i casi di dolo o colpa grave). Sull'argomento, nei giorni scorsi, è intervenuta anche l'ABI e il Direttore generale , Giovanni Sabatini, ha proposto con adeguate motivazioni una soluzione similare. Naturalmente, occorrerà poi definire anche in termini sanzionatori, se una riforma della specie sarà attuata, le conseguenze per i ritardi pretestuosi o i dinieghi immotivati di questa o quella banca richiesta dell'erogazione di prestiti , contravvenendo in tal modo alle  stesse indicazioni dell'ABI. D'altro canto, non si potrà trascurare – come si rileva anche dall'audizione – che una eccessiva velocità della pur circoscritta istruttoria possa consentire l'infiltrazione di richieste provenienti dalla criminalità in senso lato.  Insomma, fino a 25000 euro la via per superare le contestazioni e le critiche esiste. Per i finanziamenti di  importi superiori bisognerà chiarire gli ambiti della valutazione del merito di credito ,  un argomento presente “ab origine” e sul quale , anche a livello governativo, si è voluto evidentemente sorvolare , scaturendone così una concezione “facilona” di un automatismo nell'ottenimento dei prestiti . E' auspicabile che emendamenti di questo e di altri tipi al decreto-liquidità  siano introdotti nell'iter di conversione in legge, nel quale andrebbe valutata anche l'ipotesi della concessione di contributi in conto capitale e a fondo perduto. Una volta emendato il decreto , si tratterebbe di una prova importante alla quale le banche sarebbero chiamate indistintamente , senza , a questo punto, alcuna possibilità di distinzione o di  dissociazione . In un momento in cui altre categorie danno una prova di coesione nazionale è legittimo attendersi un identico comportamento del settore bancario dopo le sollecitazioni della Banca d'Italia dei giorni scorsi e dopo che l'ABI ha dato una dimostrazione di impegno nonché di reiterato impulso agli istituti associati. Una prova che va ben oltre la pur fondamentale materia da affrontare.

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