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Roma, la lunga strage delle imprese

Quasi dimezzate quelle edilizie dal 2009, anche perché non si fanno opere pubbliche. Rabbia di chi è restato in campo: "Ci ferma la burocrazia, paralizzata da leggi e controlli"

Damiana Verucci
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Roma abbandonata al suo destino. Nessuno scommette più sulle sue potenzialità, mancano gli investimenti, l'edilizia arranca e quando si presentano delle occasioni di possibile riscatto, come le Olimpiadi, si preferisce «non rischiare». È a dir poco impietosa l'analisi del presidente dell'Acer (associazione costruttori romani), Nicolò Rebecchini, che ha chiamato ieri a raccolta magistrati, avvocati, imprenditori, politici, per quella che ha voluto definire «Sfida Capitale». La sala dei Gruppi Parlamentari della Camera è piena. A prendere la parola, oltre Rebecchini, ci sono tra gli altri il presidente della Corte dei Conti, Angelo Buscena e il giudice emerito della Corte Costituzionale, Sabino Cassese. Assente la sindaca Raggi, al suo posto c'è Marcello De Vito, presidente dell'Assemblea Capitolina, che ammette «sì, il no alle Olimpiadi fu all'epoca una scelta prudenziale... SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI

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