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"Genova non si arrende ma lo Stato faccia la sua parte"

Ecco cosa si aspettano i cittadini dopo il crollo

Filippo Caleri
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«Genova è ferita ma non si arrenderà. I cittadini dopo aver condiviso il dolore per la tragedia del crollo del ponte Morandi sono pronti a rimboccarsi le maniche. Lo hanno sempre fatto dopo le tragedie. Ma lo Stato deve fare il suo dovere: avviare un piano serio di manutenzione e soprattutto decidere. Prendersi la responsabilità politica della scelta». A parlare con Il Tempo di cosa fare, dopo la giusta fase di emozione, per la città ligure è la presidente della Confesercenti nazionale, Patrizia De Luise genovese doc. Un appello a restare uniti come quello lanciato da Mattarella ai funerali di Stato. «I genovesi sono pragmatici. Non si divideranno ma vogliono i fatti». I soldi sembra ci siano. Almeno per ovviare all'emergenza. Come devono essere usati a suo avviso? «Dopo aver pensato al ristoro delle famiglie che hanno perso i loro cari e le loro case, la priorità è quella di non fermare la città. E dunque soluzioni che consentano la mobilità e la movimentazione delle merci in sicurezza. Il ponte caduto era l'unica arteria per raggiungere la Francia e il porto, ma anche per consentire ai cittadini di raggiungere i luoghi di lavoro». Rappresenta un pezzo di economia importante. Teme contraccolpi sulle imprese? «Ci saranno, è inevitabile. a contrastarli dipende solo da noi. Gli albergatori e i commercianti si sono messi subito a disposizione di chi è stato colpito dalla tragedia.Ipiccoli negozi sono il presidio economico del territorio e sono pronti a fare la loro parte». E il turismo? Non ha paura che i visitatori cambino destinazione sotto l'effetto delle immagini choc del ponte a metà? «Negli italiani scatta un senso di solidarietà fuori dal comune che li porta a non rinunciare ai viaggi nei luoghi colpiti dalle calamità. Lo abbiamo visto con le alluvioni nelle che hanno colpito le cinque terre. La risposta dei turisti fu eccezionale. Sarà così anche ora. Anzi lancio fin da ora un messaggio a tutti». Qual è? «Venite a Genova. Non lasciateci soli. Venite a darci una mano». Cosa ha messo in campo la vostra associazione? «Metteremo a disposizione finanziamenti per quelle che subiranno contraccolpi dalla tragedia. Stiamo studiando come intervenire in base alle diverse problematiche. Poi come organo di rappresentanza appoggeremo la richiesta della Camera di commercio per considerare la città una zona franca dal punto di vista del fisco. Meno tasse sulle aziende per un periodo di tempo limitato ma che ci consenta di rimetterci in piedi velocemente». Pensa che dopo l'emozione la politica riuscirà a dare le risposte che attende? «Me lo auguro. Ancora non ho avuto un'interlocuzione diretta e non posso esprimere giudizi. Sicuramente la nostra pressione sarà costante».

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