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L'Italia perde la sua ultima A E anche l'agenzia Dbrs declassa il nostro rating

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Sembrerebbe una notizia quasi irrilevante. L'Italia ha persone la sua ultima A. L'agenzia canadese Dbrs, la più piccola di quelle che si occupano di classificazione internazionale, ha infatti deciso il downgrade del nostro debito a BBB con "trend" stabile. Perché mai dovremmo interessarci della decisione di una piccola agenzia di rating? È presto detto. La decisione segna il definitivo ingresso del nostro Paese in "seconda divisione". Prima della Dbrs, la retrocessione era già stata sancita da Standard & Poor's (BBB-), Moody's (BAA2) e Fitch (BBB+). Insomma, non si tratta certo di una "doccia fredda", soprattutto dopo la caduta del Governo Renzi. Non a caso l'agenzia spiega che "l'azione riflette una combinazione di fattori, inclusa l'incertezza sulla capacità politica di realizzare le riforme strutturali e la persistente debolezza del sistema bancario, in un periodo di crescita fragile".  La preoccupazione, però, è per gli effetti che avrà sul modo in cui la Bce calcola la rischiosità degli asset che le banche italiane danno in garanzia all'istituto di Francoforte in cambio dei prestiti. La Bce, infatti, calcola la rischiosità in base al rating più alto assegnato dalle 4 principale agenzie e dunque, nel nostro caso, faceva riferimento l'ultima A assegnata da Dbrs.  La bocciatura, scrive il Sole 24 Ore, "aumenterà la trattenuta che la Bce chiederà sui titoli di Stato italiani dati in pegno dalle banche quando chiedono liquidità". In particolare, secondo uno studio di Rabobank citato dal quotidiano, il downgrade dovrebbe aumentare le garanzie necessarie per sostenere ii prestiti ottenuti da Francoforte di circa 10 miliardi. Ma fonti del ministero dell'Economia assicurano: "Il downgrade non avrà impatti rilevanti sulla spesa per interessi sul debito pubblico. Potrebbero esserci degli effetti sui titoli più a breve ma questo si potrà dire soltanto nei prossimi mesi".

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