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Rilancio Italia: molte tasse, poche idee

Il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera

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L'affondo mediatico del ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, con interviste su quotidiani e in televisione ospite di Lucia Annunziata nella trasmissione «In mezz'ora» sortisce un primo effetto. Una sconsolante verità. Nessuno, nemmeno il governo dei tecnici e dei professori, ha la bacchetta magica o la soluzione miracolosa per rilanciare la crescita e la produzione di ricchezza in Italia. Nessuno, nemmeno Passera, ha nel cilindro «l'ideona» per risolvere il momento più difficile della crisi. Niente fuochi d'artificio dunque ma « solo il lavoro costante sull'agenda della crescita, che è fatta di tanti piccoli pezzi». Passera spegne così l'entusiasmo dei tanti che speravano che, dopo l'inasprimento fiscale attuato a tempo di record, con altrettanta solerzia l'esecutivo Monti avrebbe messo in moto l'Azienda Italia ormai al palo. Un bagno di umiltà che spezza l'incantesimo del governo tecnico dotato di poteri taumaturgici e in grado di avviare la crescita per decreto. Serve altro per immettere fiducia nelle imprese che faticano sul mercato e nelle famiglia stremate da manovre di aggiustamento che, alla fine dell'anno, le avranno tosate di qualche centinaio di miliardi di euro. Dunque «creare l'aspettativa per un'ideona che faccia ripartire la crescita è fuorviante», avverte subito il ministro, secondo il quale se l'Italia «non cresce da più di 10 anni in maniera adeguata forse è perché cerchiamo l'ideona e la scorciatoia». Serve una forza tranquilla al contrario. Che Passera ha individuato nell'«aver messo in un piano unico l'agenda per la crescita, tutti i pezzi» ed è anche «avere tante idee tutte in fila che toccano tutti gli aspetti del funzionamento di questo Paese». Una visione globale insomma. Capace di guardare il quadro d'insieme e di tenere conto che un provvedimento ingenera in un sistema complesso come il tessuto italiano effetti collaterali, alcuni dei quali indesiderati comunque da prevenire e correggere in anticipo. Il caso degli «esodati», coloro che per il cambio delle regole pensionistiche sono rimasti senza stipendio e pensione, è il caso di scuola della necessità di imparare a governare la complessità. Con o senza bacchetta. Per ora la capacità di incidere sul rilancio è poca cosa. Lo ammette lo stesso ministro: «Siamo forse al momento più difficile: la recessione morde, le nuove norme non hanno avuto ancora effetti se non quello più duro sulle tasche degli italiani». Unica certezza insomma: la stangata ha colpito. Anche se per un attimo balena nelle sue parole lo strumento per assicurare più equità: il fondo da costituire con «il recupero dell'evasione, la spending review e la valorizzazione di attivi pubblici» che sarà «a disposizione dell'economia e delle tasse». Solo annunci per ora. Per la crescita tra le cose già fatte c'è poco. In primis lo sblocco di oltre 20 miliardi per le infrastrutture, ma anche le liberalizzazioni e le semplificazioni. Il ministro Passera però non demorde a annuncia l'impegno per le cose da fare, a partire dalla benzina (l'aumento dell'accisa, promette, rientrerà «appena possibile») e dalla necessità di dare più ossigeno alle imprese. Nell'incontro che ha in programma giovedì con il Ministero dell'Economia e l'Associazione delle banche italiane, Passera ripone molte speranze augurandosi infatti «di avere conferma che ci sia la disponibilità, da parte delle banche, di mettere parecchie decine di miliardi» per risolvere il problema dell'indebitamento forzoso delle imprese per i mancati pagamenti dal pubblico e dal privato, «un0enormità che ammonta a circa 100 miliardi». Nell'occasione il ministro ha rivendicato il suo passato da banchiere, dicendosi «orgoglioso», anche perché «le banche italiane, durante la crisi, non hanno mai chiesto soldi al pubblico, non hanno mai fermato il credito». E non dovranno farlo nemmeno adesso, perché «dobbiamo fare in modo che la maggior parte possibile di liquidità arrivi a imprese e famiglie». E proprio a proposito di liquidità, il ministro ha lodato la Banca Centrale Europea e il presidente Mario Draghi per le operazioni effettuate, e si è augurato che nell'ambito della crisi del debito «l'Europa deve garantire per se stessa, ma su questa strada c'è l'ostacolo Bundesbank, cioè solo di un pezzo di Germania». Un capitolo a parte Passera lo dedica alla riforma del lavoro che «è una buona riforma e come ogni cosa può essere ulteriormente migliorata, ma sono sicuro che arriverà in fondo». Passera, si mostra fiducioso sull'iter del testo della riforma appena varato dal governo e che passerà ora al vaglio del Parlamento. Dopo l'aut-aut di sabato del ministro Fornero («se la riforma non dovesse passare andremo a casa») ieri è stata la giornata della riflessione e dei commenti più improntati alla diplomazia che allo scontro. Su tutti, le parole di un ottimista segretario del Pd, Pierluigi Bersani: «Voglio essere costruttivo. Faremo gli aggiustamenti dovuti in Parlamento ma la riforma va avanti».

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