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Monti: se l'Italia non è pronta il governo potrebbe non restare

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Il premier Mario Monti al suo arrivo in Corea del Sud

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La riforma del lavoro è "equa e incisiva" e, pur non mettendo in discussione che il Parlamento "è sovrano" è opportuno decidere presto e senza stravolgimenti. Il premier Mario Monti in viaggio verso Seul difende la riforma del mercato del lavoro uscita da Palazzo Chigi. Il presidente del Consiglio auspica che i tempi della sua attuazione da parte delle Camere siano "non troppo lunghi" e che il risultato finale sia "il più vicino possibile a quanto abbiamo presentato". Sulla stessa linea il ministro del Lavoro Elsa Fornero che in un'intervista a Repubblica avverte: "Non accetteremo una riforma ridotta in polpette". "NON TIRO A CAMPARE" Il premier descrive ancora il suo governo come ''un test'' terminato il quale ''quando la politica tradizionale tornerà, non sarà più quella tradizionale''. E Mario Monti manda messaggi precisi alla ''politica tradizionale'', affronta il dibattito sulla riforma del mercato del lavoro con una chiara lettura della situazione: ''Finora il Paese si è mostrato più pronto di quello che immaginassi e se qualche segno di scarso gradimento c'è stato - puntualizza - è andato verso altri protagonisti del percorso politico. Ma non verso il governo''. E allora ''se il Paese, attraverso le sue forze sociali e politiche, non si sente pronto a quello che, secondo noi, è un buon lavoro, non chiederemo certo di continuare per arrivare a una certa data''. La data è quella del 2013, deadline del governo perché scadenza naturale della legislatura e, quindi, delle prossime politiche. Nulla vieta che si possano tenere prima, che si materializzi una crisi, paventata come arma di pressione dei partiti verso Palazzo Chigi. E allora altro messaggio, chiarissimo in termini di cronaca politica: Monti non ne fa il nome ma cita Giulio Andreotti e quel suo scegliere tra 'tirare a campare o tirare le cuoia'. Il Professore ricorda a tutti che non ha intenzione di seguire né l'una né l'altra strada: ''Non punto alla durata ma a fare un buon lavoro''. Insomma, non serve agitare lo spettro di una crisi sulla riforma del mercato del lavoro, anche perché ''rifiuterei il concetto stesso di crisi''. IL PARLAMENTO È SOVRANO A bordo dell'Airbus di Stato che prosegue la sua rotta verso Seul, Monti prende atto con soddisfazione dei report che le banche consulenti del Paese ospite, come gli riferisce l'omologo Masimov, stilano sui progressi del risanamento in Italia ma risponde anche ai cronisti che gli chiedono se sia sereno nonostante le polemiche in Italia sul delicato fronte della riforma del mercato del lavoro. "Quando si tratta di lavoro, di sindacati, di forze sociali, di elemento umano - spiega allora Monti - il rispetto per tutti i soggetti coinvolti nella consultazione è grande. Ci rendiamo conto - riprende - delle difficoltà di ciascuno "ante" e del fatto che alla fine deve essere il Parlamento a decidere. E' responsabilità del governo - sottolinea però - presentare una proposta equa e abbastanza incisiva e prospettare al Parlamento le ragioni per le quali, pur essendo il Parlamento sovrano, cerchiamo di avere un risultato finale in tempi non troppo lunghi". "Sento il peso delle decisioni non facili che in questi ultimi giorni il governo, per parte sua, ha dovuto prendere", aggiunge Monti che ribadisce ancora una volta: "Non abbiamo mai potuto, dal 16 novembre, evitare di prendere decisioni difficili e sottolinea ancora una volta che per far crescere l'Italia "non ci si può illudere che ciò avvenga dall'oggi al domani, dopo qualche decennio gestito, diciamo così, in modo non ottimale". "Abbiamo preso l'impegno di sostenere il governo Monti fino al 2013 e intendiamo mantenerlo", assicura dal canto suo Pier Luigi Bersani nel suo intervento alla direzione nazionale del Pd. E sulla riforma del lavoro: "Vogliamo portarla in porto ma discutere in parlamento e correggere le lacune che ci sono". "Il modello tedesco garantisce equilibrio tra diritti e coesione sociale", spiega. Ora, aggiunge, "allestiremo in parlamento e nel Paese un meccanismo di presidio per migliorare la legge con le forze sociali".

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