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Debito pubblico verso i 2 mila miliardi

Banca d'Italia

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Tasse e sacrifici ancora non sono sufficienti a invertire la rotta del debito pubblico. L'ammontare di titoli e bond governativi nelle mani degli investitori piccoli e istituzionali è arrivato a un livello senza precedenti. A gennaio ha sfondato quota 1.935 miliardi di euro, salendo di quasi 38 miliardi in un mese e superando di oltre 24 miliardi di euro il precedente record storico, toccato a luglio 2011. Un dato in aumento che è legato in parte a fattori ciclici. Normalmente all'inizio dell'anno c'è un aumento del debito legato all'accumulo delle disponibilità del Tesoro presso la Banca d'Italia. Ma a spingere verso vette mai toccate l'ammontare del finanziamento chiesto dallo Stato ai cittadini è la ripartenza di una serie di spese e di trasferimenti verso gli enti locali che il rigore dell'ex ministro Tremonti aveva bloccato. Molte amministrazioni, soffrendo, hanno attinto alle riserve di cassa, rinviato il più possibile i pagamenti, e portato all'osso le spese. Le esigenze di cassa sono rimaste quasi congelate. Poi qualcosa si è dovuto rimettere in moto e le necessità di reperire contanti hanno spinto il Tesoro a emettere nuovi titoli. Insomma l'aumento dello stock di debito nei primi mesi dell'anno non mette in ansia più di tanto i tecnici del Tesoro. Diverso sarebbe stato il caso di un aumento alla fine di giugno o a luglio con le casse statali piene di euro per l'esazione dell'Imu e le scadenze degli acconti fiscali. È vero anche che ciò che conta, anche ai fini europei, non è lo stock di debito in valore assoluto ma il suo peso sul prodotto interno lordo. Certo un numero così alto - 1.935,829 miliardi di euro - non si è mai visto. Come sottolineano fonti interpellate da Il Tempo a far paura non è tanto il valore in se del debito quanto la tendenza all'incremento. Diversa è invece la considerazione del rapporto rispetto al Pil. Se questo scende, come ampiamente già registrato dall'Istat, il numero dato dalla divisione tra debito e ricchezza tende a salire. A parità di debito con una minore ricchezza il dato cruciale per la permanenza dell'euro tende a crescere. Per rimettere ordine sarebbe necessaria un'altra manovra che, se impostata sul lato delle entrate, genererebbe solo un'ulteriore riduzione di Pil. E una nuova manovra. Il 2011 era stato chiuso sotto la barriera dei 1.900 miliardi, con un debito a 1.897,946 miliardi di euro. Il dato è stato diffuso dalla Banca d'Italia che ha anche conteggiato le prime entrate tributarie dell'anno, quelle di gennaio: si sono attestate a quota 30,502 miliardi di euro, in calo di circa mezzo punto percentuale (-0,1 miliardi di euro) rispetto ai 30,641 miliardi di euro di gennaio 2011. Il Dipartimento delle Finanze del ministero dell'Economia ha invece fornito i dati delle entrate con un confronto internazionale tra i principali Paesi europei. L'Italia ha chiuso il 2011 con una crescita debole del gettito (+1,2%) rispetto agli altri principali Paesi europei. Solo la Francia segna una performance peggiore con un aumento delle entrate dello 0,5%; al top la Germania (+7,9%).

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