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Fuori dal lavoro quattro anni prima

Il ministro del Lavoro Elsa Fornero

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I tempi sono stretti e la matassa ancora intricata. Ieri ennesimo incontro tra il ministro del Lavoro Elsa Fornero e le parti sociali, Confindustria e sindacati. Il governo conta di chiudere la trattativa sulla riforma del mercato del lavoro la prossima settimana. Il ministro ha ribadito la data del 23 marzo come deadline anche se si procede a fatica. I temi sono ancora tutti aperti come pure è sospesa la questione delle risorse. I sindacati sono parsi ottimisti. Per il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, «c'è stata una schiarita» e anche il leader della Cgil Susanna Camusso, solitamente pessimista, ieri ha detto che «stanno maturando cose positive, ma bisogna dare risposte altrimenti c'è il rischio di tensioni sociali». Poi però la sindacalista ha detto che la figlia potrebbe essere «uno dei tanti giovani costretti ad andare all'estero per trovare lavoro». A facilitare il clima della trattativa, la disponibilità della Fornero ad accogliere le proposte delle parti sociali («il testo non è blindato» ha detto) e la conferma che le risorse per gli ammortizzatori sociali ci saranno. Due le soluzioni: «la riduzione di capitoli di spesa e l'adattamento di capitoli di entrata. Di certo, «non ci saranno tagli ai fondi per l'assistenza». Fornero ha messo sul tavolo due documenti: il primo propone il restyling degli ammortizzatori sociali con entrata a regime della riforma nel 2017, il secondo sulle tipologie contrattuali. Bisogna «intervenire sulle tipologie dei contratti rendendo più severi i controlli sugli abusi e incoraggiando forme più virtuose» ha spiegato il ministro delineando l'ipotesi di un contratto dominante sugli altri. Il che significa «prevedere l'entrata nel mercato del lavoro con l'apprendistato e una stabilizzazione, che però non sarà per obbligo».   Sulla futura indennità di disoccupazione, Fornero ha evidenziato che «oggi il sistema di protezione riguarda un ristretto numero di persone. L'intenzione è di dare un'assicurazione sociale per l'impiego per le persone che avevano un lavoro e l'hanno perso e perchè possano traghettarsi verso un nuovo lavoro. Questo nuovo indennizzo per l'impiego non sarà mai inferiore a quello che è oggi l'assegno per mobilità». Sui 1.100 euro previsti, il ministro ha precisato che si tratta di «un tetto che sale con l'inflazione». Per l'articolo 18 l'unico margine di trattativa concesso dalla Cgil riguarda le procedure, cioè «la necessità di accorciare i tempi dei processi» mentre la Cisl è più possibilista. Bonanni è disponibile a una «ristrutturazione» e ha ribadito che gli abusi vanno comunque combattuti. Poi ha raccontato che anche lui all'inizio della mia carriera lavorativa fu licenziato ingiustamente «perché ero sindacalista e fui poi reintegrato proprio grazie all'articolo 18».   Il presidente della Confindustria Emma Marcegaglia incalza il governo: «Per chiudere bisogna avere cifre e punti fermi. Non solo per quanto riguarda lo stanziamento di soldi pubblici, ma anche per capire quante persone entreranno nel nuovo meccanismo di sussidi, e quanti perderanno qualcosa perché con il nuovo sistema avrebbero di meno». Ma veniamo alla bozza di riforma presentata ieri dalla Fornero. L'assicurazione sociale per l'impiego sostituirà la mobilità e l'indennità di disoccupazione, con estensione agli apprendisti; la durata massima è di 12 mesi per lavoratori con meno di 55 anni di età e un assegno fino a 1.119 euro. Sarà estendibile a 18 mesi per lavoratori over 55. Sarà eliminata la cigs nei casi in cui non c'è la conservazione del posto di lavoro. Previsti fondi di solidarietà per le aziende sopra i 15 dipendenti ora non coperti dalla cassa integrazione. Per i disoccupati anziani arriva un fondo a carico dei datori di lavoro e vi potrà accedere chi ha i requisiti di pensionamento nei 4 anni successivi. L'indennità sarà pari all'importo dell'assegno di pensione. L'indennità di mobilità scenderà a 30 mesi nel 2013, 24 mesi nel 2014 e dal 2015 entrerà in vigore la nuova Aspi (assicurazione sociale per l'impiego). Veniamo ai contratti. Quelli a tempo determinato sono disincentivati con un incremento del costo contributivo. Il canale di accesso dei giovani sul lavoro sarà l'apprendistato. È previsto un meccanismo che impedisce gli abusi per il contratto a tempo parziale e «a chiamata». Viene contrastato anche l'abuso del ricorso a collaborazioni con partita Iva.

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