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Draghi all'Ue: "Situazione grave"

Mario Draghi

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Era la giornata perfetta per far rilassare i mercati. Le Borse europee avevano chiuso in territorio positivo e lo spread era rimasto sotto i 500 punti nel corso del lunedì in cui si aspettavano vendite massicce di bond italiani. In più Wall Street era chiusa per la festività del Martin Luther King day. Così per una sera gli investitori si sono sentiti al sicuro. Poi, con un tempismo singolare, è arrivata la doccia gelata. A Strasburgo Mario Draghi, in audizione davanti alla commissione economico-finanziaria, nella sua veste di presidente dell'Autorità europea per i rischi sistemici ha detto: «Siamo in una situazione gravissima. Trichet (l'ex presidente della Bce ndr) aveva parlato di dimensioni sistemiche ma da allora la situazione è peggiorata». Il fatto che non sia l'uomo della strada a dare un quadro così negativo ma chi, come Draghi, ha disposizione informazioni illimitate sullo stato dei mercati ha rimesso in fibrillazione i trader. Una situazione gravissima, non spiegata nei particolari, ma intuibile nell'evoluzione se, come ha spiegato Draghi, «in alcune parti del sistema il credit crunch (lo stop dell'erogazione di prestiti da parte delle banche all'economia reale ndr) è già in corso». Per il presidente della Bce non corrisponde però al vero che, in questa fase, l'operazione di fornitura di liquidità alle banche condotta dalla Bce non abbia aumentato la circolazione di denaro nell'economia. «Deve passare del tempo perché le iniezioni di liquidità si trasferiscano sul livello di credito» delle banche all'economia, ha aggiunto Draghi. Nel frattempo però non sono escluse contrazioni dell'economia anche nel breve periodo a causa delle manovre dei governi per mettere in ordine i conti pubblici. Insomma le misure prese dagli esecutivi per introdurre rigore nella disciplina di bilancio stanno per tramutarsi in una sonora mazzata sulla ripresa. La medicina somministrata è troppo dura soprattutto nelle dosi e nei tempi. Ma, secondo il banchiere centrale, non ci sono altre possibilità. Per contrastare la recessione non ci sarebbe altra via che mettere a punto «riforme strutturali per aumentare la competitività, rafforzare la crescita e creare posti di lavoro». Una bordata è arrivata anche alle agenzie di rating: «Bisognerebbe imparare a vivere senza le agenzie di rating o quanto meno imparare a farvi meno affidamento» ha aggiunto Draghi secondo il quale serve più concorrenza nel settore. Anche perché gli interessi e i rischi sui debiti sovrani europei «sono sovrastimati» così come erano «sottostimati prima di Lehman Brothers». Per questo ì servirebbe la necessità di un «firewall» che possa «far fronte alla fragilità dei mercati» del debito sovrano che «non è solo europea ma mondiale». Il riferimento è legato al Fondo Salva Stati (Efsf) che in attesa del rafforzamento e della trasformazione in strumento permanente come definito a livello Ue ieri ha perso la tripla A per il declassamento da parte di S&P's. E se il presidente dell'Eurogruppo Jean-Claude Juncker ha spiegato che il declassamento «non riduce la capacità di prestito di 440 miliardi di euro» del Fondo che mantiene «mezzi sufficienti per rispettare i suoi impegni», Draghi ha replicato che al contrario ora, dopo la perdita della tripla A da parte della Francia, bisognerà mettere le mani nel portafoglio con nuovi contributi. In attesa di chiarificare il ruolo del fondo è la stessa Bce che ha comprato titoli sul mercato per evitare tracolli nella zona euro. Ieri lo spread tra Btp e Bund è rimasto sotto i 500 punti grazie al suo intervento anche se non è stato comunicato quanto massiccio sia stato. È ufficiale, però che la scorsa settimana, la Eurotower abbia triplicato gli acquisti di titoli di Stato dell'area euro, portandoli a 3,77 miliardi dagli 1,1 miliardi dei sette giorni precedenti. Dal maggio 2010, secondo i dati diffusi la Banca centrale europea, ha acquistato 217 miliardi di titoli pubblici. Insomma le condizioni dell'area euro non sembrano ottimali. E la ciliegina sulla torta l'ha messa Moritz Kraemer, responsabile per i rating sovrani dell'Europa di S&P's che ha detto: «Prevedo un default delle Grecia in tempi molto brevi». Oggi le considerazioni di Draghi e la crisi saranno al centro del vertice che si tiene annualmente a Bankitalia. A Via Nazionale sono stati invitati l'ad di Unicredit Federico Ghizzoni (alle prese in questi giorni con un difficile aumento di capitale), il neo consigliere delegato di Intesa Tommaso Cucchiani e quello di Mps Fabrizio Viola, anche lui appena approdato nella carica. Per Ubi ci sarà invece Victor Massiah mentre per Mediobanca Alberto Nagel. A rappresentare l'Abi il presidente Mussari.

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