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La Francia perde la sua tripla A

L'ex presidente francese Nicolas Sarkozy

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Da oggi Nicolas Sarkozy ride un po' meno. Il presidente francese non può più permettersi di impartire lezioni. La scure di Standard & Poor's si è abbattuta sull'Europa e, stavolta, la Francia non si è salvata. La notizia era nell'aria, al punto che se a fine ottobre Sarkozy usava parole drammatiche («se perdo la tripla A sono morto»), prima di Natale il ritornello era leggermente cambiato («non sarebbe una catastrofe»). Di certo, anche se previsto, il declassamento non fa piacere. E poco importa che, mentre Francia e Austria perdevano la AAA, l'Italia passava a BBB+, la Spagna ad A e il Portogallo a BBB-. In questa occasione mal comune, non fa mezzo gaudio. Anche perché ora, nell'Eurozona, solo quattro Paesi mantengono l'ambito rating che rappresenta il massimo grado di affidabilità sul debito sovrano: Germania, Olanda, Lussemburgo e Finlandia. E il timore è che, di fronte ad un attacco di questo tipo, l'euro possa non reggere l'urto. Sarkozy comunque resta in silenzio e manda in prima linea il ministro dell'Economia Francois Baroin. Che prova a sdrammatizzare ciò che sta accadendo: «Non è una bella notizia, ma neppure una catastrofe». Baroin cita più volte il caso degli Stati Uniti, già declassati, e assicura: «Non ci saranno nuove manovre poiché non è una questione di rigore di bilancio. Siamo sulla strada giusta dobbiamo continuare con le riforme, ampliarle. Questa è una crisi inedita, conseguenza delle due crisi finanziarie del 2008 e del 2009. Per salvare l'economia mondiale, tre anni fa, gli stati hanno preso sulle spalle il fardello deficit». La vera questione, però, è l'effetto che il declassamento potrà avere sulla politica interna francese. Mancano 100 giorni alle presidenziali e, anche se Sarkò non si è ancora ufficialmente dichiarato candidato, ciò che sta accadendo dà una grossa mano ai suoi avversari che, non a caso, già ieri pomeriggio sono partiti all'attacco indicandolo come unico e principale colpevole del taglio della tripla A. Ora il presidente deve stabilire come reagire, anche sulla scena internazionale dove la tanto celebrata coppia franco-tedesca è ora azzoppata. E proprio da Berlino arrivano inviti a mantenere la calma. «Ci siamo accordati già nei mesi scorsi sempre di più a livello mondiale - spiega il ministro della Finanze Wolfgang Schaeuble alla tv Rtl -. E che vi sia una grande insicurezza dei mercati nei confronti dell'eurozona non è una novità». Per la stampa tedesca, invece, la decisione dell'agenzia americana avrà un «contraccolpo sugli sforzi di salvataggio dell'euro». Sulla valutazione concordano, ad esempio, Bild e Spiegel. Più cauti gli analisti, che tendono a sdrammatizzare. Per il capoeconomista di Commerzbank Joerg Kraemer, «in una settimana i mercati non se ne cureranno più». I paesi con la tripla A, spiega ai media tedeschi, sono ormai in via di estinzione. E comunque, aggiunge, non viene messa in dubbio la bontà dei titoli della Francia, ma di quelli di Italia e Spagna. E decisivi per risolvere la crisi, conclude, saranno i costi del rifinanziamento del debito di questi due paesi. Alla domanda se la Germania senta minacciata anche il suo rating risponde invece, parlando con l'Ansa, Johannes Rudolph, della HSBC Trinkhaus, istituto di credito con sede a Duesseldorf. «Per la Germania il rischio diminuisce - sostiene -. I nostri tassi diventano sempre più bassi, e quindi le spese diminuiscono. La situazione migliora». Rudolph non crede alla "teoria del complotto": «Le agenzie di rating appartengono ad imprese, che non vogliono rischiare di essere denunciate dagli esperti che operano sui mercati. La domanda più interessante è cosa accadrà a questo punto al fondo salvastati EFSF e alla Banca europea degli investimenti». In ogni caso, secondo l'analista, nulla cambierà sul fronte dell'impegno economico tedesco per l'euro: Berlino «non dovrà aumentare la sua quota di partecipazione». A margine del dibattito politico merita una segnalazione ciò che è accaduto ieri a Parigi dove la sede di Standard & Poor's è stata assaltata come la Bastiglia. Decine di manifestanti, con tanto di bandiere rosse, hanno protestato davanti al palazzo dell'agenzia di rating statunitense. A convocare la manifestazione, è stato Jean-Luc Melenchon, leader del Parti de gauche, fuoruscito nel 2008 dal Partito socialista e candidato all'Eliseo nelle elezioni presidenziali della prossima primavera. Melenchon ha invitato tutti a «resistere» alla «guerra della finanza contro la Francia». In particolare, ha spiegato in un comunicato diffuso a Parigi, «la Banca centrale europea deve annunciare immediatamente che presterà alla Francia ad un tasso molto basso. Se non succederà, bisognerà sospendere i versamenti francesi al bilancio dell'Unione europea e coprire le prossime rate con un prestito forzoso sulle banche francesi che sono state rifornite dalla Bce».

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