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Fornero vuole un confronto con Marchionne

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Il ministro: un faccia a faccia per conoscere le sue intenzioni sugli investimenti

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Voglioche mi spieghi di persona quali sono le sue intenzioni». All'indomani dell'incontro con i sindacati mentre sta entrando nel vivo la trattativa sulla riforma del mercato del lavoro, il ministro del Welfare, Elsa Fornero dichiara di voler parlare anche con l'amministratore delegato della Fiat. L'uscita della casa automobilistica da Confindustria, la definizione di un contratto ad hoc per l'auto, hanno segnato un profondo cambiamento nelle relazioni industriali di cui non si può non tener conto. A questo si aggiunge che l'alleanza con Chrysler e l'incremento delle vendite negli Stati Uniti stanno spostando gli interessi di Torino verso un mercato più dinamico. Logico quindi per un ministro del Lavoro, sapere essere «interessata ai piani di investimento della Fiat, in particolare per quanto riguarda l'occupazione». E la disponibilità di Marchionne non si è fatta attendere. «Quando vuole» ha detto dal salone dell'auto di Detroit, ricordando di avere già visto la Fornero a Pomigliano. Quanto al voto della Fiom sul contratto per lo stabilimento il manager è stato tranchant: «gestiremo le conseguenze». L'iniziativa della Fornero ha ricevuto subito parole di plauso dal leader della Fiom, Maurizio Landini, che in mattinata aprendo il comitato centrale dei metalmeccanici della Cgil, aveva chiesto al governo di aprire un tavolo con la Fiat per chiarire i piani di Torino sugli investimenti in Italia. Fiat infatti oltre a Chrysler di cui da inizio d'anno detiene il 58,5%, punta a nuove alleanze con partner automobilistici. L'obiettivo è di creare un player internazionale che possa competere con Volkswagen. Queste prospettive Marchionne le ha ribadite anche se ha smentito l'ipotesi di un progetto su Peugeot. Con Psa Pegeuot-Citroen, Fiat ha una joint venture in Sevel. Ma la cosiddetta «pista parigina» è stata smentita da Marchionne. «Non ci sono state discussioni, questa è pura speculazione». Però non si tratta di una chiusura. «È un'industria in evoluzione - ha affermato - e non si può essere categorici». L'idea di una Fiat una e trina piace ai mercati e il titolo in Borsa ieri ha fatto faville. Le ipotesi di nuove alleanze intanto si accavallano tra gli analisti. Tra i mercati emergenti, fanno notare, è l'Asia quello in cui la Fiat ha più bisogno di accreditarsi. Il pensiero corre subito a Suzuki, già partner di Fiat per la Sedici, ma con il «difetto» di essere detenuta al 20% dalla Volkswagen. Ma è anche vero che a Wolsburg non avevano gradito lo scorso autunno la mossa di Suzuki di siglare un accordo con Fiat per la fornitura di motori. Per questo l'asse nipponico-tedesco viene dato ormai come traballante, cosa di cui potrebbe beneficiare Fiat. Resta da verificare se Suzuki sia pronta ad entrare nell'orbita del Lingotto, pensando a qualcosa di più che una semplice collaborazione.

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