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Istat: un giovane su tre senza lavoro

Lavoro, un ragazzo davanti a un centro per l'impiego

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Una volta, percentuali così erano esclusiva del Paesi in via di sviluppo. Ma oggi anche l'Italia si trova a far fronte a numeri record, con la disoccupazione giovanile che a novembre ha superato per la prima volta la soglia del 30%, con quasi un under 25 su tre alla ricerca di un posto che non trova. Mai, dall'inizio delle serie storiche mensile attuali dell'Istat, cominciate nel gennaio del 2004, si era raggiunta una quota così alta (precisamente 30,1%). A pagare il prezzo più alto sempre le donne L'Istat, diffondendo i dati provvisori, spiega che l'aumento su base mensile delle persone in cerca di lavoro, arrivate alla soglia dei 2,142 milioni, riguarda proprio la componente femminile. Inoltre, a livello territoriale, tutti i numeri riferiti ai senza lavoro balzano in alto quando si scende verso il Mezzogiorno. Il mix più critico continua ad essere rappresentato dalla combinazione "giovani-donne-meridionali". Insomma anche il 2011, partito con un moderato recupero sul fronte occupazionale, rischia di chiudersi male. Il tasso di senza lavoro registrato a novembre, 8,6%, è appena sotto ai massimi raggiunti nella primavera del 2010. Il rallentamento dell'economia ha, quindi, già iniziato a produrre i suoi effetti sul mondo del lavoro, ecco che il conto della crisi potrebbe ulteriormente aggravarsi e ampliare il numero dei posti bruciati dall'aprile del 2008, pari a 670 mila unità. Infatti le stime per novembre indicano che, se da una parte le persone a caccia di un impiego sono aumentate (con tassi del 7,6 per gli uomini e 9,9% per le donne), dall'altra gli occupati sono calati, o meglio sono diminuite le lavoratrici, e non ce la fanno neppure a raggiungere la soglia dei 23 milioni. Passando dalle stime ai dati certi forniti dall'Istat sul terzo trimestre del 2011, il tasso di disoccupazione certificato sale all'7,6% (dato non destagionalizzato), quota che per i giovani è al 26,5%, con un picco per le ragazze del Sud (39%). Soprattutto dai dati trimestrali emerge come i tempi per trovare un impiego si allunghino, con la disoccupazione di lunga durata (almeno 12 mesi) che raggiunge il livello massimo dal 1993. Inoltre, nel terzo trimestre 2011 diventa chiara la frattura generazionale, con gli over 54 costretti a restare più a lungo a lavoro (+168 mila occupati in un anno) e gli under 34 praticamente bloccati all'ingresso (-157 mila unità). E i pochi che riescono a farsi spazio trovano nella gran parte dei casi solo un contratto a termine. L'unica nota positiva dell'ultimo rapporto Istat è il calo, seppur lieve, degli inattivi, coloro che nè hanno nè cercano un lavoro, anche se risulta in crescita la componete di chi è restato fuori dal mercato perchè scoraggiato (+6,5%). Per i sindacati è emergenza Secondo la Cgil si tratta di «dati drammatici» e «bisogna smetterla di parlare di licenziamenti più facili», mentre «servono scelte precise che riducano le 46 tipologie contrattuali esistenti». Secondo la Uil si deve «reagire con un giusto mix di ammortizzatori sociali», mentre per l'Ugl urgono «vere politiche di sviluppo».  

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