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Unicredit mette più fondi in Italia

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Sonotanti i punti fermi che l'amministratore delegato di Unicredit, Federico Ghizzoni, sta mettendo alla sua gestione della banca, con un generale ringraziamento ad azionisti e fondazioni che ancora credono al sistema del credito. «Negli Stati Uniti presentando il piano industriale, peraltro molto ben accolto, mi è stato chiesto perchè investiamo in un Paese che non cresce come l'Italia, ma ho risposto che non è vero: l'Italia crescerà come e più di altri Paesi», dice Ghizzoni durante la presentazione del Rapporto Censis alla Fondazione Corriere della Sera. «È importante credere in quello che si fa e nel nostro Paese», aggiunge l'ad di Unicredit, che sulla manovra del Governo Monti dice chiaro: «La ritengo valida: adesso tocca all'Europa, l'Italia ha iniziato a fare la sua parte» mentre nel prossimo vertice europeo di Bruxelles «mi auguro che vengano prese decisioni importanti sul fronte politico e sul fronte della Banca centrale europea». Tornando ai «problemi interni Ghizzoni, che per Unicredit sta valutando l'affrancamento delle immobilizzazioni immateriali ai fini fiscali come già fatto da altre banche, spiega che le norme della manovra che ampliano notevolmente le garanzie statali per le obbligazioni e le passività bancarie «non sono tanto un aiuto, ma la realtà dei fatti: fino a 3-6 mesi fa nessuna banca, non solo italiana ma anche europea, aveva questo tipo di difficoltà ma la questione dei debiti sovrani ha poi bloccato completamente la liquidità». Ghizzonia conferma «l'interesse» degli azionisti libici a partecipare all'aumento di capitale, una questione sulla quale non si aspetta «controindicazioni: c'è una fase amministrativa in corso, l'iter sta andando avanti e credo che prima dell'aumento si arriverà a una soluzione».

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