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Il Fmi non crede al pareggio nel 2013

Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi

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Senza un'accelerazione della crescita l'Italia rischia "un nuovo taglio del rating" nei prossimi 12-18 mesi. È quanto afferma l'analista di Standard&Poor's Mertiz Kraemer nel corso della conference call seguita alla riduzione del giudizio di questa notte che prevede il mantenimento dell'outlook negativo. "Il rating sull'Italia resta molto forte dopo il declassamento operato da Standard&Poor's" puntualizza Kraemer. "I nostri studi sui default mostrano che finora sui debiti pubblici non c'è mai stata una insolvenza nella categoria A". Per questo, ha proseguito l'analista, non bisogna fraintendere il significato del declassamento sull'Italia. "Non significa - ha detto Kraemer - che S&P's ritiene che l'Italia sia a rischio di insolvenza. Anzi la nostra valutazione A è di livello elevato e quella di un default resta una possibilità molto remota". "I criteri di S&P's per definire il rating non sono cambiati". È quanto affermano gli analisti dell'agenzia nella conference call in risposta a chi gli ha chiesto come mai nella nota si esprimessero anche critiche e giudizi negativi sugli aspetti più politici e sociali del Paese. Un aspetto sottolineato anche dal governo italiano nel suo comunicato di risposta. Il declassamento potrebbe farsi sentire sulla banche a causa del "meccanismo di trasmissione" dovuto al fatto che queste ultime sono grandi detentrici di titoli di Stato del Pease. Quindi un eventuale indebolimento del valore dei bond italiani a ricaduta del taglio di rating potrebbe farsi sentire sui bilanci delle banche. Un aspetto, quello dell'ampia porzione di debito pubblico in mano alle banche della stessa penisola, che però è anche uno dei "punti di forza" dell'Italia, ha rilevato Moritz Kraemer, Managing Director di S&P's durante la conference call. Anche l'Fmi lancia l'allarme. L'Italia, malgrado la maxi-manovra da 54 miliardi appena varata dal governo, non ce la farà a raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013. E' la previsione del Fondo Monetario Internazionale che nel suo "Fiscal Monitor", appena pubblicato, stima che il disavanzo rispetto al Pil scenderà dal 4% previsto per quest'anno, al 2,4% nel 2012 all'1,1% nel 2013. Cifre che non cancellano il giudizio sostanzialmente positivo dell'istituzione di Washington che sottolinea come tale risultato finale costituirebbe comunque il secondo deficit più basso tra i Paesi del G7. Progressi nell'Eurozona per ridurre il deficit grazie a piani di medio termine che migliorano la situazione dei conti pubblici. "Tuttavia il problema è sostenere il consolidamento fiscale minimizzando l'impatto sulla crescita in un contesto in cui i costi del credito rimangono alti in vari paesi e in altri, come Italia e Spagna, gli spread del mercato del credito sono cresciuti in modo significativo". E' quanto si legge nel fiscal monitor, pubblicato durante il meeting annuale del fondo monetario internazionale a Washington, e in cui si sottolinea che "la preoccupazione dei mercati sulla sostenibilità fiscale nell'eurozona si è di nuovo intensificata". Guardando ai numeri, il deficit dell'Eurozona, dopo il 6,1% del 2010, si dovrebbe attestare al 4,2%del Pil nel 2011 e al 3,2% nel 2012 (rispettivamente lo 0,2% e lo 0,5% in più rispetto alle stime dello scorso aprile). Secondo il Fmi, il deficit dell'Eurozona dovrebbe calare al di sotto dell'1,5% del pil entro il 2016, il 5% in meno rispetto al picco toccato durante la crisi. L'Fmi avverte che nel 2013 non ci sarà pareggio di bilancio in Italia nonostante la manovra. Il deficit italiano potrà "stabilizzarsi nel 2012 e cominciare a calare nel 2013, attestandosi all'1% circa del pil, il secondo valore più basso tra i paesi del G7". Nel fiscal monitor del fondo monetario internazionale si legge che il deficit dovrebbe rimanere all'1,1% dal 2013 al 2016 e il nostro paese non dovrebbe riuscire a raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013. L'obiettivo resta tuttavia "abbastanza vicino". Il vero problema è appunto la crescita: secondo il World Economic Outlook, il pil italiano crescerà solo dello 0,6% nel 2011, calando ulteriormente a un +0,3% l'anno prossimo.

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