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L'Ue divisa sulla Grecia

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Sede Bce

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Il salvataggio della Grecia continua a dividere l'Ue mentre il momento delle decisioni si avvicina, i rischi di default crescono e si continuano a dare i numeri sulle dimensioni dell'intervento. Per cercare di superare l'impasse venutosi a creare, i ministri delle Finanze dei 17 Paesi dell'Eurozona si sono dati appuntamento martedì prossimo a Bruxelles per una riunione straordinaria che si annuncia ad alta tensione. Al centro del braccio di ferro tra Berlino da una parte e Bce, Commissione e molti partner dall'altra, c'è il ruolo e il «prezzo» che i privati, cioè le banche, saranno chiamati a pagare nel contesto del secondo, indispensabile salvataggio di Atene. «È un'ipotesi su cui si sta lavorando», ha detto ieri Amadeu Altafaj, il portavoce del commissario per gli affari economici e monetari Olli Rehn, ammettendo che si discute di ristrutturazione del debito e coinvolgimento delle banche. Ma ancora non c'è nulla di definito, ha poi aggiunto il portavoce. E soprattutto Bruxelles è disposta a prendere in considerazione solo un coinvolgimento «volontario» delle banche - sul modello di quanto fatto a suo tempo per i Paesi dell'Est in difficoltà con il cosiddetto accordo di Vienna con un allungamento della vita dei titoli del debito - che non possa essere letto dai mercati come un default. Perché di una vera e propria operazione di ristrutturazione deld ebito modello America Latina la Bce, ma anche la Francia e molti altri Paesi, non ne vogliono proprio sentir parlare. I rischi di destabilizzare i mercati finanziari e di innescare un effetto contagio - come ha avuto modo di osservare anche il futuro presidente della Bce, Mario Draghi - sono troppo elevati. Un ragionamento che però la Germania non è disposta ad accettare senza una contropartita. Per il ministro delle Finanze, Wolfgang Schaeuble, è inevitabile che ci sia un'equa ripartizione dei rischi tra i contribuenti e i creditori privati. Secondo l'edizione online di «Der Spiege», il piano per il coinvolgimento volontario delle banche potrebbe valere tra i 20 e i 35 miliardi, circa un terzo dei 90 miliardi che sarebbero necessari, secondo indiscrezioni non confermate, per soccorrere la Grecia. Ci sono poi in gioco anche i 12 miliardi di euro della quinta tranche del prestito Ue-Bce-Fmi che saranno sbloccati solo quando si chiarirà anche lo scenario post-2012. Intanto il premier greco Giorgio Papandreou cerca di incassare l'indispensabile sostegno del Parlamento al nuovo piano di austerità e privatizzazioni e la Bce chiede di finirla con discussioni infruttuose sul coinvolgimento dei privati per concentrarsi sul piano per la Grecia e la sua applicazione.

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