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Produzione invariata, prezzi in rialzo

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Adavere la meglio, in un vertice del cartello con toni piuttosto aspri, è stata la linea dura di Iran, Venezuela e Algeria, contrari ad ogni ritocco delle quote assegnate a ciascun Paese. E il greggio torna a superare la soglia dei 100 dollari, portandosi a New York a 101,4 dollari al barile. L'Organizzazione dei Paesi produttori ha infatti deciso di lasciare il tetto invariato, nonostante gli sforzi del ministro del Petrolio saudita Ali al-Naimi, uscito dalla riunione con l'amaro in bocca: «è stato uno dei peggiori vertici che abbiamo mai avuto», ha commentato, sottolineando che ben 6 Paesi su 12 hanno votato contro un incremento dell'output, ieri a circa 25 milioni di barili. I produttori potrebbero riconsiderare la situazione tra tre mesi, ma non si rivedranno prima di dicembre, quando è programmato il prossimo vertice del cartello. Le tensioni interne all'Opec e la decisione finale di mantenere lo status quo hanno messo le ali al prezzo del petrolio sia a Londra che a New York. Il Brent è salito fino a 118,42 dollari, mentre il greggio americano ha superato i 100 dollari al barile. Oltre al petrolio è però il gas, secondo l'Aie, la fonte di energia da tenere sott'occhio nei prossimi anni. Grazie all'aumento dei consumi cinesi, il gas arriverà a far fronte al 25% della domanda energetica internazionale da qui al 2035.

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