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Il made in Japan va a fondo

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Economia giapponese

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Borse, energia ed economia. Il terremoto, lo tsunami e i rischi legati agli impianti nucleari in difficoltà in Giappone, portano danni non solo alle cose e agli uomini ma anche al portafoglio. E non solo a quelli dei nipponici ma a quelli dell'intero mondo industrializzato e ai paesi emergenti. Ecco un serie di settori influenzati dall'evento di venerdì scorso.  BORSA GIAPPONESE Oggi sarà la prova d'appello per la Borsa di Tokio che, ieri, tra scambi record, ha accusato la peggiore perdita degli ultimi due anni bruciando 633,94 punti (e chiudendo a quota 9.620,49). Un calo secco del 6,18% che ha bruciato i guadagni del 2011. Il tonfo si è registrato nella seconda parte della seduta dopo la diffusione della notizia sull'esplosione del reattore di Fukushima 1. I segnali di recupero si sono visti solo nel finale, quando il ministro delle Finanze Yoshihiko Noda ha promesso un piano di iniezione di liquidità nel sistema per proteggere il sistema finanziario e agevolare la ricostruzione. BORSE EUROPEE A pagare dazio sono gli investitori in comparti che hanno a che fare con il sisma. Ieri quelli europei hanno fatto a gara a liberarsi delle azioni che più pesantemente risentiranno dei costi per la ricostruzione. A scendere giù, in particolare, i titoli delle compagnie assicurative come Swiss Re e Munich Re che hanno guidato le perdite in Europa, con oltre il 3% di calo di fronte a costi stimati di ricostruzioni per oltre 30 miliardi di dollari. L'indice generale di borsa europeo Stoxx Europe 600 ha ceduto l'1,1% ed è sceso ai minimi da dicembre. ENERGIA I timori che le esplosioni che hanno colpito i due reattori in Giappone possano scoraggiare gli investimenti nel settore per ora hanno svalutato le azioni legate all'energia. Ieri in Borsa il colosso energetico tedesco E.On ha chiuso in calo di oltre il 5%. Dopo le conferme che la Germania sospenderà il programma di estensione delle sue centrali nucleare è andato giù anche Rwe (-4,8%), che assieme a E.On è il maggior operatore nucleare tedesco. In calo anche i big statunitensi come General Electric (-4%), che paga la joint venture con Hitachi nel nucleare.  CONSUMI I giapponesi sono grandi acquirenti di beni di consumo occidentali. Come quelli di lusso e alcune chicche tecnologiche come i prodotti Apple. La catastrofe colpirà duramente la capacità di spesa dei nipponici e il flusso di importazioni ne risentirà. Il primo assaggio è arrivati ieri per un marchio del lusso come Tiffany che in Borsa ha lasciato sul terreno il 4,5%. PETROLIO Non è ancora chiaro cosa accadrà alla politica energetica giapponese dopo gli incidenti ai reattori colpiti dal sisma. Uno stop anche temporaneo degli impianti per verificarne la sicurezza oppure per adeguarla a nuovi standard comporterà una maggiore richiesta di combustibile fossile. Elemento da non sottovalutare considerato che il Giappone è un'economia manifatturiera consumatrice di grandi quantità di energia. Il petrolio già sottoposto allo choc libico potrebbe risentirne. Ieri il petrolio Wti quotato a New York ha chiuso sopra i 101 dollari al barile. Ma le tensioni sui prezzi potrebbero acuirsi. VALUTE Nella guerra dei cambi che le grandi potenze, Cina e Usa in testa, stanno portando avanti per bilanciare gli squilibri economici interni si aggiunge la nuova variabile giapponese. Per raffreddare le tensioni speculative sullo yen (ieri al massimo verso il dollaro) la Banca Centrale Giapponese ha messo a punto un piano straordinario per immettere liquidità sui mercati per 15.000 miliardi di yen (130 miliardi di euro), di cui 12.000 subito e altri 3.000 mercoledì. «La BoJ - ha chiarito la banca centrale in una nota - continuerà sostenere la ripresa della situazione dei mercati finanziari e le operazioni delle istituzioni finanziarie ed è pronta a reagire e ad agire, se necessario» INDUSTRIA È quasi collasso produttivo per i marchi nipponici più noti. Toyota ha fermato la produzione fino a mercoledì 16, e chiuso 12 stabilimenti: il bilancio sarà di 40 mila veicoli in meno. Nissan, il secondo gruppo automobilistico del Paese (legato a Renault con partecipazioni incrociate) si ferma: 4 fabbriche chiuse fino al 16, mentre per altri due lo stop durerà fino al 18. 2.300 nuovi veicoli sono stati danneggiati dallo tsunami. Stop fino a domenica per Honda con la sottrazione di 16.600 auto e 2 mila mezzi a due ruote. Stop anche per Suzuky e Mitsubishi. Chiusura temporanea e cali produttivi per Sony che ha chiuso 10 fabbriche, Toshiba ha sospeso l'attività di 5 stabilimenti. Danni agli impianti e fermo temporaneo per Panasonic. La consuegenza: merce che mancherà sui mercati. E ritardi nelle consegne.

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