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Fondi sovrani a rischio blocco

Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti

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Corsa del prezzo del petrolio, rincari delle materie prime, aumento dell'inflazione. Non solo. Qualcosa di più grave rischia di abbattersi sui Paesi europei a seguito della crisi del Nord Africa. È la possibilità che vengano smantellati i fondi sovrani dei Paesi coinvolti che investono nel mondo occidentale. L'allarme è stato lanciato da Giulio Tremonti nel corso dell'Aspen European Dialogue che si è svolto a Istanbul. Il ministro dell'Economia ha detto: «Noi vogliamo bloccare i fondi di quei Paesi. Pensate se lo facessero loro al contrario», cioè se fossero quei Paesi, alcuni dei quali democrazie molte recenti, a ritirare i loro fondi sovrano disinvestendo. «E se per caso una rivoluzione dice quei fondi sono nostri e li vogliamo indietro? - si è chiesto Tremonti - Pensate agli effetti destabilizzanti». Poi ha spiegato che «la speculazione sulle materie prime, facendo balzare i prezzi, è fra i fattori che hanno innescato le rivolte nel Maghreb e in parte del Medio Oriente». Il ministro sollevò il problema della speculazione già nel 2008 al G20 ma «la risposta del Fondo monetario fu che la speculazione non esiste». Quanto alla posizione dell'Italia sulla Libia, il ministro ha precisato che «viene applicato quanto previsto dalla delibera dell'Onu e stiamo discutendo in sede europea sugli altri investimenti». Fra le proposte che l'Italia sta pensando di avanzare all'Unione europea c'è la possibilità di attivare investimenti nelle aree più instabili stabilendo «una filiale della Banca europea degli investimenti» in uno dei Paesi-chiave dell'instabilità che attraversa il Medio Oriente e il Nord Africa. Altra proposta avanzata Tremonti è quella di una de-tax, ossia la destinazione a livello europeo di una parte dell'Iva alle zone dove servono investimenti. Ma mentre si studiano interventi per arginare l'impatto della crisi libica, continua la speculazione selvaggia. Petrolio - Le quotazioni sono ancora in rialzo: supera i 104 dollari al barile a New York mentre il Brent sale di 1,53 dollari a 116,32 dollari. La benzina viaggia verso la soglia mai raggiunta di 1,6 euro al litro. L'Eni ha spiegato che «se la produzione di circa 1,2 milioni di barili al giorno della Libia continua a non potere essere dislocata sul mercato, qualcun altro queste quantità le dovrà mettere e le farà pagare a caro prezzo. Euro - La moneta europea ha superato 1,4 dollari spinta dalla prospettiva, indicata dalla Bce, di un aumento dei tassi. Sarà una stangata per coloro che hanno acceso un mutuo a tasso variabile. Sta avanzando il tasso Euribor a 3 mesi, il tasso che le banche applicano fra loro per i prestiti trimestrali e che viene preso come riferimento dalle stesse per indicizzare i mutui: ieri ha toccato i massimi da giugno 2009, salendo di sei punti base all'1,162%. Borse - Piazza Affari ha limitato le perdite (-0,07%) ma l'Europa ha visto tutti segni meno.

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