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Alitalia non compra aerei italiani

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.I capitani coraggiosi guidati da Rocco Sabelli e Roberto Colaninno chiudono le porte in faccia al prodotto sponsorizzato dalla italiana Finmeccanica, il jet russo Sukhoi 100 e, incuranti delle promesse verbali fatte dai dirigenti della compagnia negli ultimi grandi saloni aeronautici di Le Bourget e Fairnborough, per rimpolpare la flotta tricolore di aerei destinati alle tratte regionali comprano in Brasile. Già, ieri il lungo cda della compagnia aerea salvata dal fallimento grazie all'intervento del premier Silvio Berlusconi, si è concluso con la firma da parte di Alitalia con la brasiliana Embraer di un contratto per l'acquisto di venti aerei. Gli aeromobili, Erj 170 e 190, serviranno alla compagnia proprio per il trasporto regionale. Una scelta che avrebbe ricevuto il plauso anche dei soci franco olandesi di Air France-Klm che hanno espresso apprezzamento per le condizioni alle quali Alitalia è riuscita a concludere l'operazione. Ma un smacco comunque per il sistema industriale italiano. Che con la Finmeccanica commercializza, offrendo anche assistenza e manutenzione, il jet 100 della russa Suhhoi in tutta Europa. Sulla joint venture creata ad hoc per questo tra la Alenia Aeronautica (gruppo Finmeccanica) e la Sukhoi c'era anche la benedizione del premier Silvio Berlusconi che, nel recente vertice intergovernativo di Sochi in Russia, il 2 dicembre scorso, ha visitato il velivolo con il presidente russo Dmitry Medvedev e il premier Vladimir Putin. Niente da fare. Colaninno e Sabelli hanno tirato dritto. E nel rafforzare la flotta hanno accantonato il criterio dell'italianità, principio cardine dell'operazione di salvataggio da parte della cordata di imprenditori, chiamati proprio dal Cavaliere nel 2008.

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