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Si apre l'era Ghizzoni con tanti interrogativi

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«Miconcentrerò sul gruppo portando avanti i progetti in corso». «Confermiamo la forte presenza nel mercato italiano e nei 22 Paesi in cui siamo». Il discorso delle interferenze politiche sul riassetto di UniCredit «non esiste». Unicredit ha «un board compatto e coeso con il management». «Per quanto ci riguarda la Libia è un investitore che crede nel gruppo, un investitore di lungo termine che non interferisce nelle politiche del gruppo». A sentir parlare il nuovo amministratore delegato di Unicredit, Federico Ghizzoni, ieri in conferenza stampa a Milano, davvero non si capisce perché il gigante del credito abbia cambiato il vertice sfiduciando Alessandro Profumo. La strategia del gruppo sembra non cambiare. Unica differenza, il nuovo piano industriale che verrà presentato al cda entro fine anno e la volontà, dichiarata ieri da Ghizzoni, di essere «molto più vicini ai clienti e al territorio di quanto lo siamo stati fino a oggi» perché «c'e un grosso problema di reputazione». I dubbi sulle reali ragioni del ribaltone di Piazza Cordusio restano, anzi aumentano, quando parla il presidente Dieter Rampl che cita «la necessità di migliorare la base ricavi e adeguare le strategie a un focus regionale». Perché «la cosa più importante per cui lotto è l'indipendenza della banca e la sua internazionalizzazione». E nella gestione della banca «non vedo grandi cambiamenti, vedremo nel futuro cosa succederà». Ma poi liquida il caso Profumo con un «pensiamo al futuro, non voglio più parlare del passato». Ricordando solo che con l'ex ad «c'era un accordo reciproco e lui si è detto d'accordo che dopo 15 anni era giusto separare le nostre strade». Rampl non spiega se e quanto hanno pesato sull'addio di Profumo i teatrini delle fondazioni e della Lega. Non spiega se e come la prima linea della banca, il tris dei Profumo boys Nicastro-Fiorentino-Ermotti verrà inserita nella riorganizzazione del management (ancora non è stato scelto il direttore generale). Non spiega quanto pesi nel nuovo assetto la strategia dei tedeschi. Nè spiega chiaramente come verrà gestita la nuova governance che non è legata soltanto alle sollecitazioni esterne, ma anche al fatto che con la nascita a novembre del «Bancone» dovranno essere rinegoziati i contratti con i top manager dell'istituto. Non è dunque un caso se anche in Borsa, dopo aver inaugurato la seduta con un rialzo dell'1%, il titolo Unicredit alla fine ha perso il 2%. Intanto se Rampl tace, Profumo scrive. In una lettera inviata ieri ai colleghi che ha guidato per 15 anni il manager ringrazia e parla del futuro. Soffermandosi sul valore dell'«indipendenza» della banca. «Per me – si legge nella parte finale del messaggio - il regalo più grande sarà sapere che Unicredit continua a lavorare e a crescere sulla base dei nostri valori, primo tra tutti quello del lavoro, della sua autonomia e della sua dignità. Sono certo che saprete tutelare l'indipendenza di Unicredit». Firmato Alessandro Profumo.

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