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Il giudice riammette i tre licenziati da Fiat

Gli operai della Fiat riamessi dopo il licenziamento

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Nel delicato confronto tar il sindacato e la Fiat si inserisce anche il giudice del lavoro. Ieri quello di Melfi (Pt) ha preso una decisione che alla ripresa delle trattative sarà un punto fermo sul tavolo che l'ad Marchionne dovrà affrontare con i sindacati per completare la chiusura della vecchia Pomigliano e la sua contestuale riapertura nella newco. Il giudice del lavoro di Melfi ha reintegrato i tre operai della Fiat-Sata, licenziati il 13 e 14 luglio scorsi per un presunto «sabotaggio della produzione». Contro il provvedimento nei confronti di Antonio Lamorte, Giovanni Barozzino (delegati della Fiom) e Marco Pignatelli (iscritto Fiom) aveva fatto ricorso l'organizzazione sindacale della Cgil per comportamento antisindacale. Secondo l'azienda, durante lo sciopero del 6 luglio scorso, i tre avevano bloccato alcuni carrelli che trasportavano componenti provocando, così, il fermo della catena di montaggio. Per confutare le accuse dell'azienda la Fiom ha citato nel ricorso oltre 40 testimoni, presenti in fabbrica, di cui cinque sono stati sentiti dal giudice che ieri ha depositato il decreto con il quale ha dichiarato l'antisindacalità del provvedimento disciplinare e ordinato all'azienda l'immediato reintegro dei lavoratori nel posto di lavoro. La soddisfazione è stata espressa dal segretario generale della Fiom, Maurizio Landini che ha chiesto di riaprire «un confronto alla pari». Landini ha aggiunto che «il tentativo di mettere in un angolo la Fiom anche con questi licenziamenti non solo è inutile ma anche dannoso perché per affrontare la pesantissima crisi che investe anche il settore dell'auto c'è bisogno del consenso di tutte le organizzazioni sindacali». Poi guardando a settembre, quando partirà il confronto degli altri sindacati con Federmeccanica per studiare le deroghe al contratto nazionale, il leader della Fiom ha avvertito: «Sarebbe utile che tutti si fermassero a riflettere».   Alla sua voce si è aggiunta quella di Giorgio Cremaschi, segretario nazionale della Fiom Cgil, secondo il quale «la sentenza è la dimostrazione che la Fiat sta agendo in violazione delle leggi e dei contratti». Intanto a Piazza Affari il titolo Fiat ha chiuso a 10,08 euro, in crescita dello 0,7%, mentre la Consob ha comunicato che Norges Bank, la Banca centrale di Norvegia, è entrata tra gli azionisti del Lingotto, acquisendo il 2,024% del capitale.

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