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Dopo il contratto nazionale tocca allo Statuto del lavoro

Il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia

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Osannato negli Stati Uniti come un salvatore, Marchionne continua a essere visto con sospetto se non con ostilità in Italia. La partita della definizione delle nuove regole contrattuali si profila più spinosa del previsto e la disdetta del contratto nazionale dei metalmeccanici con la conseguente fuoriuscita dalla Confindustria è dietro l'angolo. Secondo indiscrezioni la Fiat aveva già pronte le lettere di disdetta da tutte le associazioni territoriali confindustriali e solo un misto di diplomazia e cautela avrebbe consigliato all'ultimo momento di sospendere la decisione al massimo per un paio di mesi. Ora la partita passa nelle mani di Confindustria che dovrà raggiungere un accordo con i sindacati su nuove regole che assicurino alle imprese del settore metalmeccanico, quindi non solo alla Fiat, di essere più competitive. Per la presidente Emma Marcegaglia è un problema di difficile soluzione. È probabile, sostengono in molti, che si arrivi a un escamotage, ovvero che vengano estese quelle deroghe già previste dal contratto nazionale per casi particolari, cioè per aziende in difficoltà soprattutto nel Sud. Al momento della definizione del contratto nazionale si parlò di «deroghe controllate». Si tratta comunque di una soluzione al ribasso, di un pannicello caldo che non risolve il problema posto da Marchionne. La Fiom ha già annunciato che farà ricorso a tutti i mezzi legali e sindacali per contrastare il percorso intrapreso dall'amministratore delegato della Fiat. C'è da scommettere che si aprirà una stagione difficile negli stabilimenti e a poco potranno allora le nuove regole che la Confindustria riuscirà a concordare con gli altri sindacati, Cisl e Uil, più dialoganti. La vicenda di Pomigliano e la messa in discussione del contratto nazionale segnano un punto di discontinuità con il passato sul piano delle relazioni sindacali. La calorosa accoglienza che gli operai della Chrysler hanno riservato a Marchionne rafforzano nelle imprese italiane la convinzione che la strada intrapresa dalla Fiat va condivisa. E quando si comuncia a parlare di gestione delle malattie, di ridimensionamento dei permessi sindacali e di staccati agli scioperi ingiustificati, in ballo non c'è più il contratto nazionale ma lo Statuto dei lavoratori. La vera partita, si sente dire all'interno del sistema industriale, ora è proprio la revisione dello Statuto.

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