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Intesa su Pomigliano. Ma senza Cgil

L'ad Fiat Sergio Marchionne

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La Fiat si deve accontentare di un accordo separato per salvare Pomigliano. Dopo il lungo incontro con i sindacati a Roma i vertici dell'azienda di Torino hanno chiuso il primo tempo della partita sul progetto di rilancio industriale dello stabilimento campano. Ottenendo il sì dei rappresentanti di categoria di Cisl, Uil e Ugl alle richieste dei vertici aziendali, già anticipato nei giorni scorsi. Ma incassando anche il rifiuto della Fiom, che non è tornata sui suoi passi e ha lasciato il tavolo con un deciso no al piano di Sergio Marchionne. La giornata era cominciata con l'aut aut dell'ad. «Noi siamo andati lì per chiudere», aveva detto, confermando che per il gruppo di Torino le trattative erano agli sgoccioli. E in un primo momento sembrava che le difficoltà potessero essere superate con l'unica modifica sostanziale all'accordo, cioè l'istituzione di una commissione paritetica tra il sindacato e l'azienda che si occupasse di valutare le eventuali sanzioni nei confronti dei dipendenti. Ma alla fine la Cgil ha scelto di seguire la linea dura. Si è arrivati così ad un'intesa separata tra Fiat, da una parte, e quattro sigle sindacali di categoria (Fim-Cisl, Fismic, Uilm, e Uglm) dall'altra. In base ad essa, la dirigenza di Torino dovrebbe investire 700 milioni di euro per tenere in piedi lo stabilimento e produrre la nuova Panda. In cambio, ai dipendenti è richiesta maggiore flessibilità, con un nuovo sistema di turni lavorativi e con una stretta sull'assenteismo. E sanzioni per sindacati e lavoratori che non dovessero rispettare i patti. Ma tutto potrebbe essere messo in discussione se lunedì il Comitato centrale della Fiom dovesse confermare il suo no. Gli altri sindacati per il momento hanno fatto muro a difesa dell'accordo. «Abbiamo messo una pietra concreta per lo sviluppo di Pomigliano», ha dichiarato il segretario generale della Fim Cisl, Giuseppe Farina. «Un accordo importante che permette di salvaguardare il posto di lavoro di 15-16 mila addetti della Campania», gli ha fatto eco il segretario della Fismic del Piemonte, Vincenzo Aragona. Ma iI successo a metà non poteva soddisfare i vertici dell'azienda. E infatti voci vicine al Lingotto hanno fatto sapere in serata che se la soluzione individuata non dovesse risultare praticabile per l'opposizione dei metalmeccanici della Cgil, la responsabilità per il mancato investimento su Pomigliano «ricadrebbe tutta sulla Fiom». E il ministro Sacconi ha rincarato la dose: «la Fiom rifletta sul proprio autoisolamento e concorra a dare a Pomigliano l'unica prospettiva possibile».

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