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Fiat, Scajola ribatte a Montezemolo: "Cresciuta anche grazie allo Stato"

Luca di Montezemolo

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Cala il gelo tra la Fiat e il Governo sul tema degli aiuti di Stato. Dopo il valzer di dichiarazioni e comunicati di ieri sull'ipotesi di prorogare gli incentivi per il settore dell'auto, ad alimentare le polemiche tra Lingotto ed esecutivo sono state alcune affermazioni del presidente del gruppo torinese, Luca Cordero di Montezemolo. Secondo Montezemolo la Fiat non avrebbe ricevuto un solo euro dallo Stato, almeno da quando è alla guida dell'azienda insieme con l'amministratore delegato Sergio Marchionne. Parole che hanno suscitato la reazione incredula e stizzita del ministro leghista Roberto Calderoli, che ha bollato come "barzelletta" l'uscita del presidente del Lingotto. Il tutto mentre al ministero dello Sviluppo economico si svolgeva un tavolo tecnico sul futuro dello stabilimento di Termini Imerese, aggiornato al 5 marzo. "Da quando noi siamo alla Fiat - ha detto Montezemolo - non abbiamo preso un euro dallo Stato e non voglio entrare in polemica. Preferisco il dialogo, soprattutto quando vedo tante aziende internazionali che lasciano il paese o non vogliono investire". E con il Governo "c'è un rapporto molto chiaro e molto positivo - ha aggiunto - di dialogo e di confronto, così come deve essere". Il responsabile della Semplificazione, Calderoli, non l'ha presa bene. "Cosa??? - ha replicato - la barzelletta non fa proprio ridere. Se Montezemolo non scherza e parla sul serio allora la faccenda assume contorni sanitari". Ma il ministro dello Sviluppo, Claudio Scajola in un'intervista al Tg3 ha risposto a Montezemolo: "La Fiat è cresciuta per le sue capacità ma anche grazie all'aiuto dei governi italiani. La Fiat - ha detto - ha saputo crescere in Italia e nel mondo con le sue capacità, ma anche con l'aiuto dei governi italiani e degli italiani". Critiche al presidente della Fiat sono arrivate anche dal segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni: "Non voglio entrare in polemica, ma la Fiat ha sempre goduto di aiuti statali per impostare la sua produzione in Italia. E tutti gli italiani questo lo sanno". Il presidente del Senato, Renato Schifani, ha invece ribadito che aiuti e mantenimento dell'occupazione dovrebbero andare di pari passo: "Occorre che la logica del profitto si misuri con l'esigenza di assicurare serenità e pace sociale ai dipendenti e alle loro famiglie". Per Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati del Pdl, la linea del Governo sul tema degli incentivi è "del tutto condivisibile", perchè "direttamente o indirettamente devono avere effetti positivi sulle aziende, sui consumatori e sull'occupazione". La questione degli aiuti per l'automotive è comunque stata al centro di un incontro a Palazzo Grazioli tra il premier Silvio Berlusconi e il ministro Claudio Scajola. Ieri, l'ad Marchionne era stato chiaro: "Degli incentivi si può fare a meno". Oggi, il responsabile delle relazioni istituzionali di Fiat, Ernesto Auci, ha ribadito il concetto: "Non chiediamo niente, lo abbiamo detto in tutte le salse". Sugli incentivi è ritornato anche il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia: "Le parole di Marchionne dicono che abbiamo bisogno di una politica industriale, di sapere quali sono le decisioni". Intanto, nel corso del confronto sul destino dell'impianto produttivo siciliano è emerso che circa la metà dei lavoratori di Termini avrebbe i requisiti per accedere alla mobilità.  Le tute blu potrebbero poi essere accompagnate alla pensione attraverso uno scivolo fino a un massimo di quattro anni. Si tratta di 806 operai su 1.658 con almeno 31 anni di contributi. L'incontro al ministero è stato però giudicato "deludente" dai sindacati di categoria. E a Termini è subito scattata la protesta spontanea. Decine di lavoratori hanno infatti abbandonato la linea produttiva per unirsi ai sindaci del comprensorio ed effettuare insieme un sit-in davanti ai cancelli della fabbrica. Fiat ha inoltre confermato l'intenzione di dismettere lo stabilimento, ma non le tecnologie. Il nuovo round è stato fissato per il 5 marzo. Il ministero ha deciso che Invitalia sarà l'advisor per esaminare le proposte alternative per il polo industriale di Termini. La giunta regionale della Sicilia invece approverà lunedì un provvedimento per formalizzare una proposta su Termini, che sarà poi trasmessa al Governo. L'azienda è infine stata possibilista sull'ipotesi di costituire un bacino per i precari dello stabilimento di Pomigliano d'Arco. Il bacino comprenderebbe i 36 lavoratori a termine, il cui contratto scaduto il 31 dicembre non è stato rinnovato, e i 52 apprendisti il cui rapporto di lavoro con il Lingotto scadrà a marzo.

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