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«Sono 250 mila le aziende a rischio»

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Èil quadro della situazione illustrato dall'amministratore delegato di Intesa Sanpaolo Corrado Passera, che si è recato ieri a Como per sottoscrivere un accordo tra la Confindustria Lariana e la Cà de Sass sul credito alle piccole e medie imprese. «Crescono in modo rilevante i rapporti bancari con contributo negativo» ha spiegato il banchiere, aggiungendo che «non siamo lontani da un 1% di perdite sul portafoglio crediti, cioè 4 miliardi di euro». Il tutto mentre «siamo al minimo storico del costo del denaro e al massimo storico del cattivo credito». Una fotografia che «fa impressione», anche a causa del fatto che «ci sono 61 miliardi di linee di credito deliberate e non utilizzate dalle imprese». Secondo il banchiere, significa che «qualcosa non gira». «Per tutta la vita - ha confidato - prima di avere l'opportunità di guidare una grande banca, mi sono seduto dall'altra parte del tavolo». La situazione, però, oltre che per le imprese, è critica anche per le banche: «se non facciamo i crediti - ha spiegato - la prima linea del conto economico non c'è» neanche per gli istituti che debbono concedere il credito. Quanto al quadro della crisi il calcolo di Passera è basato sull'ipotesi che «anche solo il 5% delle imprese» abbia grossi problemi. Il banchiere ha indicato che «in ogni fase c'è un ricambio aziendale fisiologico», ma oggi «le piccole aziende che hanno problemi sono quelle che hanno investito nel biennio 2006-2007». Un'analisi condivisa dal presidente della Piccola Industria Giuseppe Morandini, che ha sottoscritto a livello nazionale l'accordo con Intesa Sanpaolo, che poi ha trovato applicazioni pratiche in ogni provincia, mentre dalla moratoria Abi-Governo-Confindustria è emerso che sono stati concessi finora 4.500 rinvii di pagamento delle rate di mutui e leasing. Secondo Morandini, sul taglio all'Irap «il governo ci sta raccontando una favola», mentre bisogna «recuperare volumi e far crescere i fatturati». Quindi, al di là degli annunci, servono «incentivi estesi a tutto il manifatturiero», mentre dalle banche è giunto il sostegno per risolvere i problemi di quelle imprese «che sono state più virtuose, che hanno investito di più e che non possiamo condannare».

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