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Dl anti-crisi, via libera della Camera

Il ministro Giulio Tremonti tra i banchi dell'opposizione, con Piero Fassino

Il premier: "Ora modifiche al testo"

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La manovra estiva del governo con le nuove misure anti-crisi incassa il primo sì del Parlamento. Con 285 sì e 250 no, l'Aula della Camera ha approvato il decreto, dopo aver votato la fiducia all'esecutivo venerdì scorso. Il provvedimento passa adesso all'esame del Senato, dove la partita, contrariamente a quanto sembrava in un primo momento, non sembra essere affatto chiusa. Alcuni nodi irrisolti agitano infatti governo e maggioranza e sollevano forti polemiche dell'opposizione. In particolare, resta da risolvere il problema della riattribuzione al ministro Stefania Prestigiacomo almeno di una parte dei poteri di controllo sull'energia che le erano stati sottratti. C'è la questione del depotenziamento della Corte dei Conti, il cosiddetto 'lodo Bernardo' con le norme che riducono il potere di indagine della magistratura contabile sui danni erariali e la tassazione sulle plusvalenze delle riserve auree su cui è arrivato il parere negativo della Bce. Capitolo a parte è la 'questione Sud' che però è una partita tutta politica che dovrebbe essere prima affrontata fuori dal Parlamento. Se si deciderà di mettere mano al decreto apportando queste modifiche, non è escluso che anche altri problemi potrebbero trovare una soluzione a palazzo Madama. Ad esempio si potrebbe chiarire sin da subito che i terremotati abruzzesi avranno più tempo per riprendere a pagare le tasse dopo l'annuncio del titolare dell'Economia Giulio Tremonti, si potrebbe inserire la norma sulla proroga degli studi di settore in revisione che non si è riusciti a introdurre nel passaggio alla Camera o le misure sull'interconnessione e sulle agevolazioni per la interrompibilità da parte delle aziende energivore, anche queste cassate alla Camera. Eventuali modifiche al Senato determinerebbero un ritorno del testo a Montecitorio. La Camera, infatti, è già stata allertata a lavorare fino al 4 agosto per la terza lettura. Questi i principali nodi aperti: CORTE CONTI: le norme contenute nel decreto, approvate in commissione alla Camera con un emendamento del deputato Pdl Maurizio Bernardo, potrebbero depotenziare la possibilità di intervento della Corte dei Conti (si riduce il potere di indagine sui danni erariali). Ne è nato in questi giorni un caso politico che ha diviso maggioranza e opposizione. Una soluzione potrebbe arrivare al Senato. AMBIENTE: l'articolo 4 del decreto esautora il ministero dell'Ambiente da competenze sulle autorizzazioni su infrastrutture energetiche e ambientali, sostituendole con commissari speciali. Il ministro Stefania Prestigiacomo ha puntato i piedi ottenendo rassicurazioni dal premier Silvio Berlusconi sulla modifica della norma a palazzo Madama. GOLDEN TAX: si potrebbe decidere di intervenire sulla tassazione delle riserve auree che secondo la Bce pregiudica l'indipendenza finanziaria della Banca d'Italia. SUD: la questione Mezzogiorno agita governo e maggioranza, ma il nodo dovrebbe essere risolto in sede politica. Il presidente Berlusconi ha annunciato un 'piano innovativo' per il Sud, promettendo lo stanziamento di risorse. ENERGIA: le misure sull'interconnessione e sulle agevolazioni per la interrompibilità da parte delle aziende energivore sono state cassate dal maxiemendamento al decreto perchè non discusse in commissione e modificative della legge sullo sviluppo approvata dal Parlamento ma non ancora pubblicata. STUDI SETTORE: per via della crisi si è provato a concedere più tempo, dal 30 settembre al 31 dicembre, per l'approvazione degli studi di settore in revisione, ma la norma non è mai entrata alla Camera.

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