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Il Mediterraneo fa ricca l'Italia

Bruno Ermolli

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Con l'intervento del ministro degli Esteri, Franco Frattini, si è concluso ieri il Forum Economico e Finanziario per il Mediterraneo. Il capoluogo lombardo ha ospitato per due giorni un vero e proprio summit che ha visto la partecipazione di Berlusconi, Mubarak e i numerosi ministri economici dell'area mediterranea. L'iniziativa, voluta da Promos – l'agenzia speciale della camera di commercio di Milano -, rappresenta il culmine di ben dieci anni di lavoro intenso attraverso l'istituzione di un “laboratorio” per unire le due sponde del Mare Nostrum. Anima e motore del Forum è stato Bruno Ermolli, che della Promos è presidente. Lo incontriamo subito dopo che le luci dei riflettori in Piazza Affari si sono spente. È soddisfatto: «È stato un evento unico nel suo genere. Questo per la contemporanea presenza a Milano di esponenti del pubblico e del privato, politici istituzionali e oltre 500 persone tra imprenditori, banchieri e manager provenienti dai principali Paesi dell'area». Un successo che ha fatto storcere il naso a tanto: perché proprio la città meneghina deve essere protagonista di uno scambio economico di cui l'hub naturale potrebbe invece essere Roma o, più a sud, Bari o la Sicilia? «Discutere e fare progetti di sviluppo economico dell'area mediterranea a Milano – risponde Ermolli - è un messaggio importante per tutto il Paese. Lo spirito del Forum di questi giorni, è infatti di mettere a disposizione a tutta l'Italia il network economico, finanziario e politico che Milano porta in dote, facendo sistema con tutte quelle città che sono già piattaforme del Mediterraneo per ragioni geografiche. Ancora una volta si chiede al Paese di fare sistema, unendo le proprie specificità in una visione d'insieme». Per Roma e per quella straordinaria opportunità infrastrutturale che è il Porto di Civitavecchia, dunque, l'opportunità di essere parte importante della partita c'è tutta. Cosa fare allora per trasformare questo sogno in realtà? «L'Unione per il Mediterraneo deve definire un piano e un'agenda credibili per avvicinare concretamente le due sponde del Mediterraneo, per arrivare dove non è arrivato il processo di Barcellona. Il Forum - insiste Ermolli - deve diventare un appuntamento permanente per l'Unione per il Mediterraneo, e la centralità economica di Milano deve farne la Segreteria Economica dell'Unione, compresa la Mediterranean business developement iniziative, per la promozione delle piccole e medie imprese». Su questo il governo, con l'intervento personale del presidente del Consiglio, ha preso l'impegno solenne di condurre una battaglia che ovviamente non può riguardare solo il capoluogo lombardo ma tutto il sistema Italia. È lo stesso Ermolli a spiegare il perché: «L'Italia adesso controlla circa 60 miliardi di scambi su un totale di 180 miliardi. In un mondo globalizzato, il confronto non sarà tra paesi, ma tra aree geografiche. Per questo è importante lo sviluppo dell'area mediterranea formata da 43 paesi. Sarà necessario sostenere le piccole e medie imprese dell'area del Mediterraneo, promovendo la nascita e la proliferazione delle aziende in modo da favorire lo sviluppo; e occorre stimolare l'investimento nelle infrastrutture economiche, in modo da creare lavoro. Vediamo come prioritaria la necessità di promuovere la nascita e la proliferazione di un sistema di Pmi che si adatta perfettamente all'area e che costituisce il più importante motore per lo sviluppo economico e sociale. Infatti, il tessuto imprenditoriale deve cogliere tutte le grandi opportunità derivanti da un mercato, quello euro mediterraneo, che è popolato da circa 600 milioni di cittadini-consumatori». La sfida non è solo milanese. La partita è aperta e ora tocca a Roma e al resto del Paese giocarsi le proprie carte.

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