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Banche all'attacco

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Il braccio di ferro tra governo e banche sulla concessione del credito, poco secondo il primo e invece sufficiente e non caro pero gli istituti, si è arricchito di un ennesimo capitolo. A rispondere alle accuse, questa volta in versione edulcorata, del ministro Tremonti che ha invitato, mercoledì scorso, dal palco del 21esimo congresso delle fondazioni bancarie concluso ieri a Siena, i banchieri a non essere avari nell'erogazione dei fidi ha risposto con una inusitata foga il presidente dell'Abi, Corrado Faissola. «Gli attacchi del governo sono assolutamente inaccettabili» ha detto Faissola. Che ha rinviato le critiche al mittente spiegando che in questo momento si finanziano non solo le grandi aziende ma «soprattutto le piccole e le medie imprese». A queste, dati alla mano, sarebbe arrivato il 52% del totale dei crediti a imprese e famiglie». Potere delle cifre, insomma. Anche se il giorno prima lo stesso ministro dell'Economia ha rilevato come la statistica sia poco raffinata per rappresentare la realtà del Paese. Ma tant'è. Così, basandosi sempre sull'imparzialità delle cifre, Faissola ha rilevato che la polemica sui tassi considerati troppo alti da imprese e famiglie sia, in realtà, sterile. «C'è una drammatica disinformazione» sui tassi che «sono di circa 20 punti base inferiori alla media dell'Eurosistema». E a supporto della tesi che le banche sono spesso colpevolizzate senza motivo per la politica applicata allo sportello ha aggiunto che «lo spread (il guadagno della banca rispetto al costo del denaro ndr) applicato tra il costo della provvista e il tasso sugli impieghi non è mai stato così basso come in questo periodo: 2,53% contro il 3,17%-3,19% dello scorso anno. Le banche hanno un 60-70 centesimi in meno di spread» ha spiegato sottolineando che «si può anche regalare il denaro non tenendo conto del rischio e non tenendo conto che erogare il credito per la banca comporta dei costi che sono significativi», anche se sono stati fatti «passi in avanti - dice - dal punto di vista della razionalizzazione e dell'efficienza». Insomma la tesi delle banche è quella che in questo momento non starebbero speculando sul tasso di interesse fissato a livello della Bce all'1%. Uno sfogo il suo che ha sommerso non solo le accuse dell'esecutivo ma anche degli operatori. Il numero uno dell'associazione di Palazzo Altieri non è piaciuta neppure la situazione del credito rappresentata ieri all'assemblea di Confartigianato. Dopo le accuse è arrivata anche la doglianza. Faissola non ha nascosto che la situazione anche per quest'anno rimarrà difficile e che le banche italiane «devono sostenere ragionevolmente le imprese ma non andare oltre». Una ragionevolezza che deriva dalla «prudenza» imposta dal fatto che, per il Paese, «sarebbe una sciagura fare il contrario», visto che quando la crisi finirà, «noi non dovremo arrivarci con le banche più deboli, perché un'industria bancaria forte è il miglior sostegno all'economia». Il congresso delle Fondazioni di origine bancaria e delle Casse di Risparmio offre anche l'occasione a Faissola di ricordare che gli istituti italiani «sono in una situazione di liquidità molto buona» così come lo è lo stato di patrimonializzazione». Al congresso dell'associazione guidata dal presidente Giuseppe Guzzetti è arrivato anche il nodo delle quote di proprietà dell'istituto di via Nazionale. Le Fondazioni nei giorni scorsi si sono dette disponibili ad acquistarle a patto di conoscere prezzo e rendimento. Detto e fatto. Il primo valore è stato stimato da Giovanni Berneschi, presidente della Cassa di Risparmio di Genova: «Il valore del patrimonio netto della Banca d'Italia è di 19,6 miliardi ed è l'unico valore effettivamente utilizzabile per la valutazione di tale asset dal momento che discende da un bilancio approvato certificato».

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