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In Vaticano si riaprono i giochi per la presidenza dello Ior

San Pietro

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{{IMG_SX}}Insieme alle competenze tecniche, le voci più importanti sul curriculum di chi aspira a sedere sulla poltrona più alta dello Ior, la banca vaticana, sono la discrezione e la riservatezza. Qualità interpretate alla lettera dall'attuale presidente dell'Istituto delle Opere di Religione, Angelo Caloia e che non mancheranno di essere rispettate anche nella preparazione della sua successione. L'attuale numero uno della finanza pontificia è giunto ormai a metà del quarto mandato quinquennale alla guida dello Ior. Da 18 anni guida con passo felpato la banca. E sebbene la scadenza naturale del suo incarico sia fissata al 2010, non è una novità che sotto il Cupolone siano già in corso la manovre per trovare il suo sostituto. Nessuna comunicazione ufficiale e nemmeno indiscrezioni. Solo una serie di indizi che supportano però la tesi che la macchina per la nomina si sia rimessa in moto. Un esempio è arrivato nei giorni scorsi con i rumors sulla designazione del presidente della Banca Popolare di Sondrio, Piero Melazzini. Secca è arrivata ieri la smentita: una notizia «destituita di ogni fondamento» ha spiegato lo stesso banchiere. Solo voci dunque. Ma testimonianza del fatto che il dossier del ricambio sulla plancia di comando del torrione di Niccolò V sia entrato in una fase di accelerazione. Quanto ai papabili un banchiere di lunga esperienza confida a Il Tempo che la corsa, a oggi, e in mancanza di outsider dell'ultima ora sarebbe ristretta a due candidati: Ettore Gotti Tedeschi, docente di economia all'Università Cattolica di Milano e attualmente presidente per l'Italia delle attività della banca spagnola Santander. Insieme all'ex governatore della Banca d'Italia, Antonio Fazio, che dopo una lungo letargo mediatico si è riaffacciato sulla scena pubblica giusto martedì scorso in qualità di relatore della presentazione del libro dell'economista Bruno Costi a Palazzo de Carolis sede della Banca di Roma-Unicredit group. Un discorso articolato sulla condizione di declino in versa il sistema economico italiano. Parole quasi da Considerazioni finali di Bankitalia e arrivate a meno di dieci giorni dalla relazione annuale dell'attuale governatore, Mario Draghi. Una riaffermazione forte sulla scena pubblica del suo pensiero. La sensazione insomma di fare sentire la propria voce in un momento in cui qualcosa Oltretevere si starebbe per muovere . «Nulla di traumatico - ribadisce il banchiere - Non è nello stile dello Ior. E in ogni caso il vero via libera alla sostituzione potrebbe arrivare solo quando Caloia esprimerà una volontà in questo senso. Non prima». Ma anche in questo caso un piccolo segnale si può trovare scorrendo le cronache economiche. Era il 7 aprile scorso quando assemblea e cda di Banca Fideuram (gruppo Intesa-SanPaolo) nominarono Caloia vicepresidente dell'istituto. Un incarico che, nel caso di uscita dalla Ior, gli consentirebbe di restare ai piani alti della finanza. Fin qui le ipotesi. Nulla esclude a giochi aperti candidature dell'ultimo momento. Potrebbe rientrare in gioco l'ex presidenre della Bundesbank, Hans Tietmeyer o banchieri noti per la loro fede cattolica come il presidente di Intesa SanPaolo Giovanni Bazoli e, appunto, il presidente della banca valtellinese. Anche se la stessa fonte conferma che il nome di Melazzini sia solo un «riempitivo» per rimpolpare la rosa dei candidati di punta. Che restano Fazio e Gotti Tedeschi.

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