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Tedeschi in pressing su Fiat

Tre sedi: il Lingotto di Torino per Fiat; Auburn Hill nel Michigan per Chrysler e Ruesselsheim in Germania per la Opel

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Stringe i tempi il governo tedesco che chiede ai due principali pretendenti, la Fiat e il gruppo austro-canadese Magma, di presentare entro il 20 maggio i loro piani per acquisire la Opel. Le indiscrezioni circolate in questi giorni sulle ricadute in Italia fanno salire la tensione, in particolare tra i lavoratori di Termini Imerese che bloccano la statale davanti alla fabbrica siciliana, a rischio chiusura. Sergio Marchionne incassa, nel frattempo, un successo sul fronte delle vendite in Europa, dove la Fiat ottiene, dopo otto anni, una quota del 10% e si insedia al terzo posto della classifica dei costruttori, ex aequo con Ford. Piazza Affari la premia e il titolo chiude in crescita del 2,8% a 7,4 euro. L'a.d. delegato della Fiat, dopo i voli delle settimane scorse fra Usa e Germania, resta per ora in Italia: oggi sarà alla Fiera del Libro di Torino. E la più piccola delle case di Detroit si appresta a chiudere, entro il 9 giugno, 789 concessionari, con 38 mila posti di lavoro a rischio. Positivo il giudizio del Tesoro americano, per il quale la Chrysler «è ora posizionata per andare avanti». Nel suo ufficio del Lingotto Marchionne mette a punto, con la sua squadra di manager Fiat, il piano per l'acquisizione della Opel, che il ministro dell'Economia, Karl-Theodor zu Guttenberg (Csu) vuole entro il 20 maggio. Il governo tedesco sta pensando, a un «modello» per la Opel che prevede l'amministrazione fiduciaria temporanea della controllata Gm e vuole piani solidi che diano prospettive.   Sarebbero allo studio anche finanziamenti temporanei attraverso banche pubbliche. Anche se il piano Fiat non c'è ancora, le paure in Italia sono tante. I sindacati, che preparano la grande manifestazione nazionale di domani quando a Torino arriveranno le tute blu di tutto il Paese, continuano a chiedere un tavolo con il governo e la Fiat. I lavoratori di Mirafiori chiedono alle segreterie nazionali di Fim, Fiom, Uilm e Fismic di proclamare lo stato di agitazione e di non fare più straordinari fino a quando non ci sarà un incontro e un piano industriale che rassicuri i dipendenti di tutti gli stabilimenti italiani del gruppo. La proposta arriva dall'assemblea delle Carrozzerie, il reparto più grande di Mirafiori con 4.500 addetti, dove la Fiat ha comandato sei sabati lavorativi per 800 operai a partire dal 23 maggio sulle linee di produzione di Punto, Musa e Idea. «Certamente - dice il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi - è comprensibile la preoccupazione dei lavoratori come vi è preoccupazione anche nel governo per quanto riguarda il futuro dell'industria dell'auto nel nostro Paese».

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