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"Con Fiat mondiale posti sicuri"

Scajola

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«La Fiat al centro di un grande gruppo mondiale può più facilmente tutelare l'occupazione in Italia. A breve convocherò un apposito incontro sul piano industriale e di sviluppo della Fiat». Il ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola guarda con ottimismo e soddisfazione all'operazione Chrysler e a quella in corso con la Opel. Quali prospettive si aprono per il gruppo Fiat? «Un paio di mesi fa l'amministratore delegato Fiat Sergio Marchionne sostenne che per sopravvivere nel mercato automobilistico del futuro sarebbe stata necessaria una massa critica di almeno 6 milioni di vetture prodotte, contro i 2 attuali della Fiat. Con l'accordo Chrysler e l'offerta per Opel la Fiat sta cercando di raggiungere questa dimensione critica e dunque si sta battendo per restare tra i grandi dell'auto mondiale. Il fatto che la Fiat non sia preda, ma predatore, o meglio «aggregatore» di un grande gruppo globale non può che suscitare l'orgoglio di tutti gli italiani». E il sistema Italia in che modo se ne gioverà? «Una Fiat più forte nel mondo è più forte anche in Italia e fa l'Italia più forte nel mondo. Sinora, presso il grande pubblico internazionale l'Italia era conosciuta soprattutto per il cibo, la moda, l'arredamento, per prodotti di culto e di nicchia come le Ferrari. Oggi ci stiamo accorgendo che il nostro Paese è forte anche nelle tecnologie di massa pregiate per il futuro, come per esempio i motori a basso consumo e a basse emissioni, che hanno aperto a Fiat le porte degli Stati Uniti. E io mi chiedo: quante altre opportunità come Chrysler ci possono essere nel mondo per le nostre imprese?» Non c'è il rischio che Fiat diventando un gruppo internazionale ridimensioni quegli stabilimenti in Italia che risulterebbero meno strategici? «La domanda va posta al contrario: che futuro ci sarebbe per le fabbriche italiane se la Fiat non riuscisse a restare tra i grandi dell'auto? Quando il mondo comincia a muoversi, la cosa peggiore è restare fermi. Io penso che una Fiat al centro di un grande gruppo globale possa più facilmente tutelare gli stabilimenti e l'occupazione in Italia, come del resto Marchionne si è impegnato a fare». La creazione di piattaforme comuni non rischia di portare a tagli dell'occupazione? «Mi auguro di no, soprattutto se le piattaforme comuni saranno progettate e costruite in Italia». Quali dovrebbero essere gli altri gruppi italiani a internazionalizzarsi con acquisizioni all'estero? «Finmeccanica e Fincantieri hanno realizzato nei mesi scorsi importanti acquisizioni negli Stati Uniti. So che molte medie imprese innovative e internazionalizzate stanno valutando acquisizioni in Usa, anche per sfruttare il favorevole cambio euro-dollaro. Mi auguro che molte di queste acquisizioni vadano in porto. Così come mi auguro che anche molte piccole imprese, magari consorziandosi tra loro, guardino di più ai mercati mondiali. Nella grande missione di sistema che abbiamo realizzato in Russia all'inizio di aprile c'erano oltre 600 imprese, molte delle quali piccole, che hanno avuto più di 6500 incontri di business con potenziali partner russi». Ci sarà un incontro con il vertice Fiat sul piano industriale? «Con la dirigenza Fiat ci sentiamo spesso e ho già detto che favorirò il dialogo tra l'azienda e i sindacati sul piano industriale degli stabilimenti italiani. Nel frattempo va sottolineato che il mercato italiano dell'auto, dopo i crolli di dicembre, gennaio e febbraio sta recuperando, anche grazie agli incentivi ecologici varati dal Governo. E questo sta ovviamente favorendo l'azione di Marchionne».

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