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La crisi taglia le entrate fiscali

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Lacrisi economica presenta il conto anche agli uffici del fisco. Nei primi due mesi del 2009 il gettito è stato di 56,8 miliardi di euro, quattro in meno rispetto all'analogo periodo del 2008. Male l'Iva che lascia sul terreno rispetto allo scorso anno oltre un miliardo ma sono le tasse sulle società a registrare un vero e proprio crollo (-64%). Segno meno davanti a quasi tutte le voci. Resistono solo le tasse non legate alla crisi economica, da quelle sui giochi e tabacchi alle imposte su donazioni e successioni. È questo il quadro che emerge dai dati diffusi dal Dipartimento delle Finanze del ministero dell'Economia. «La flessione del gettito registrata nei primi due mesi dell'anno in corso - spiegano in una nota le stesse Finanze - riflette la congiuntura economica. Nel 2008 il deterioramento dell'economia - si sottolinea - ha cominciato a manifestarsi nella seconda parte dell'anno e l'andamento del gettito ha mostrato i primi segni di flessione dopo il mese di luglio». L'imposta sul reddito, l'Ire (l'ex Irpef), nel primo bimestre del 2009 ha registrato entrate per oltre 30 miliardi di euro, in calo del 2,2% rispetto allo stesso periodo del 2008. Calo generale comunque per tutte le voci, dall'imposta di fabbricazione sugli oli minerali (-4,5%) all'imposta di consumo sul gas metano (-9,5%), dall'imposta di registro (-14,9%), a quella di bollo (-8,2%). Nei primi due mesi del 2009 l'Ires, l'imposta sul reddito delle società presenta un gettito di 423 milioni di euro (-757 milioni di euro, pari a -64,2%). L'Iva infine lascia sul terreno, rispetto al primo bimestre del 2008, 1.290 milioni di euro. I dati sono arrivati proprio mentre dall'altra parte dell'Atlantico il ministro dell'Economia Giulio Tremonti, a margine del G7 di Washington spiegava a proposito della crisi che «la fase dell'Apocalisse è finita. È passato «l'incubo degli incubi» ma questo non vuol dire che «è subito Pasqua, c'è di mezzo la Quaresima». Il ministro è comunque convinto che il G7 alla fine registrerà un indebolimento della virulenza della crisi: «Credo che dal documento conclusivo - spiega il titolare di via XX Settembre - uscirà che la velocità di caduta sta scendendo e che si registrano anche segni positivi. La crisi è crisi, ma dipende molto da noi tutti. Italiani, indiani, brasiliani, e così via». Il ministro ribadisce però che «la crisi c'è ancora e prende forme diverse. In alcuni giorni ha segni negativi e in altri giorni cominciano segni inaspettatamente positivi». E comunque la situazione è ben diversa dalla riunione del Fmi di ottobre: l'atmosfera era quella di chi non sapeva «se i mercati avrebbero riaperto il lunedì successivo. Le scelte dei governi, il vertice di Parigi, il ruolo fondamentale giocato dal presidente francese Sarkozy, ma anche dal presidente Berlusconi - ricorda Tremonti - hanno permesso la riapertura dei mercati. I mercati hanno riaperto perché sono scesi in campo i governi, governi che hanno continuato ad agire da soli a livello nazionale, collegialmente in Europa, e collettivamente in occasione dei due G20».

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