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La Camera da l'ok alla convenzione tra Autostrade e Anas

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Ma il parto è stato travagliato, ed è arrivato dopo che il presidente di Montecitorio Gianfranco Fini aveva manifestato la sua forte irritazione con l'esecutivo per le maglie troppo larghe del provvedimento. Mentre l'opposizione ha continuato a protestare, vedendo nella norma un favore, o meglio uno «scambio», con il gruppo Benetton: possibilità di aumentare i pedaggi autostradali in cambio di un intervento finanziario nella cordata Alitalia. Il disappunto di Fini si è appuntato sulla prima versione dell'emendamento, che dava il via libera anche alle convenzioni dell'Anas stipulate dopo il varo del decreto da parte del governo, l'8 aprile scorso. Il problema è stato sollevato in aula dall'ex ministro Antonio di Pietro: «Non si può far sì che l'Anas decida da sola a chi dare in concessione un bene dello Stato», ha detto il leader dell'Idv. La soluzione è stata suggerita dal presidente della Camera, che ha proposto di far rientrare nel provvedimento solo le convenzioni stipulate prima del decreto, salvando così Atlantia, ma eliminando le altre. L'opposizione ha dato battaglia anche su altri aspetti del provvedimento. «C'è un sospetto legame con la vicenda Alitalia», ha sostenuto in aula il ministro ombra delle infrastrutture Andrea Martella. In effetti, l'approvazione della convenzione consentirebbe alla società autostrade di aumentare i pedaggi; ed è questo il motivo che spiegherebbe, secondo gli analisti, l'entusiasmo degli investitori che da qualche giorno hanno spinto verso l'alto il titolo della società (oggi più 2,17% dopo l'annuncio del nuovo emendamento). Altro motivo che ha indotto l'opposizione ad alzare le barricate, l'assenza di controlli da parte del Cipe sugli eventuali aumenti delle tariffe.

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