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Banche, ora il Pd ha fatto il pieno Mps crolla in Borsa

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A far scattare le vendite, si apprende dagli analisti, è stato l'ammontare del conto da pagare per le nozze, ritenuto troppo «salato». Ma il presidente di Mps, Giuseppe Mussari, non perde la calma. Anzi tiene a precisare che il prezzo di 9 miliardi per acquisire Antonveneta dal Santander (che incassa una plusvalenza monstre di 2,36 miliardi) non è troppo alto. Mps, che si rafforza nelle regioni del Nord-Est, è convinta di poter «estrarre molto valore» dall'operazione. Per il momento, però, balzano agli occhi soprattutto i risvolti politici. Il nuovo polo bancario, terzo per dimensione dopo Unicredit Group e Intesa Sanpaolo, allarga ancora il potere della finanza targata centro-sinistra. Non sono un segreto, infatti, le amicizie di Prodi con i vertici di Cà de Sass: da Giovanni Bazoli (presidente del consiglio di sorveglianza), a Enrico Salza (presidente del consiglio di gestione), da Corrado Passera (amministratore delegato) a Pietro Modiano (direttore generale e marito del ministro Ds Barbara Pollastrini). Stesso discorso per l'altra superbanca. È noto, infatti, che le frequentazioni politiche dell'amministratore delegato di Unicredit Group Alessandro Profumo vanno verso sinistra: il 14 ottobre il manager ha partecipato alle primarie del Pd e sua moglie, Sabina Ratti, si è addirittura candidata. Nella galassia della «finanza rossa» adesso arriva anche Antonveneta trainata da Rocca Salimbeni. Mps è controllata dalla Fondazione (58%) che a sua volta fa capo agli enti locali (Comune e Provincia) da sempre roccaforti Pci, poi Pds , Ds e presto Pd. E proprio verso il neonato partito veltroniano che Mussari avrebbe rivolto la sua attenzione prima di portare a termine l'acquisizione di Antonveneta. Vale a dire di una banca molto diffusa nelle regioni settentrionali che potrebbe diventare uno strumento utile al Pd per tentare di conquistare una bella fetta di elettorato oggi fedele a Forza Italia e Lega.

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